Le manifestazioni e le conseguenze fisiche (ma non solo) del coronavirus sono state numerose e molto spesso imprevedibili, visto che si tratta di un virus nuovo. Da sintomi inusuali, come geloni sulle dita dei bambini che però si risolvono completamente, a danni che possono durare anche più a lungo termine, ai polmoni, al cuore, ai vasi sanguigni e ad altri organi.
Ma anche la tiroide potrebbe essere colpita: oggi gli endocrinologi italiani dell’università di Pisa hanno documentato un caso di tiroidite subacuta, una malattia che spesso si manifesta in seguito a un’infezione virale, in una ragazza che aveva avuto la Covid-19. Il caso riguarda una paziente molto giovane, di 18 anni, che ha avuto un’infezione di grado lieve. I risultati e la descrizione del caso sono pubblicati su The Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism, la rivista della Società americana di endocrinologia.
Cos’è la tiroidite subacuta
La tiroidite subacuta generalmente inizia all’improvviso e può seguire un’infezione virale. “Ci sono molte prove sono a sostengo dell’eziologia virale o post virale della tiroidite subacuta”, ha spiegato Francesco Latrofa, professore associato di endocrinologia all’università di Pisa e dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana. “Negli anni, diversi virus sono stati associati a questa malattia, anche se ad oggi non era mai stato descritto nessun caso provocata da coronavirus”.
L’infiammazione determina un rilascio eccessivo di ormoni, causando generalmente ipertiroidismo e successivamente ipotiroidismo. In generale, riconoscerla può non essere semplice dato che i sintomi consistono spesso in un dolore alla gola, solitamente crescente, che più che un mal di gola è un dolore al collo in prossimità della tiroide. Oltre a questo, ci può essere febbre, stanchezza, e dolore che raggiunge la mandibola e l’orecchio e che si sente di più quando la persona ruota la testa o deglutisce.
Fortunatamente,nella maggior parte dei casi la tiroidite subacuta guarisce completamente e sparisce nel giro di pochi mesi.
Tiroide, il caso in questione
Nel caso oggetto di studio degli endocrinologi pisani, la paziente è una diciottenne che ha avuto una forma leggera di Covid-19. I sintomi sono completamente passati in pochi giorni e a distanza di due settimane dalla diagnosi, ovvero dal primo tampone positivo per Sars-Cov-2, anche il tampone è tornato negativo.
Tuttavia, proprio dopo 15 giorni dalla scoperta dell’infezione e dopo la guarigione dalla Covid-19, la ragazza ha avuto febbre, dolore al collo che si irradiava fino alla mandibola, tiroide ingrandita e palpitazioni – sintomi che hanno fatto pensare a una tiroidite subacuta. Le analisi chimiche e un’ecografia della tiroide hanno confermato la presenza di questa malattia. In questo caso, peraltro, si può escludere che la paziente avesse la tiroidite prima di Covid-19 dato che proprio un mese prima aveva fatto le stesse analisi che erano nella norma e non mostravano alcuna anomalia. Per questo i ricercatori ipotizzano un legame, che resta comunque ancora da confermare, fra il problema alla tiroide e l’infezione Covid-19.
Perché parlarne
L’obiettivo di questo studio non è certo generare allarmismo, ma al contrario fornire informazioni su tutte le possibili manifestazioni che possano essere ricondotte a Covid-19 e in ultimo conoscere meglio anche il nuovo coronavirus.
L’idea è che questo caso, qualora confermato, possa non essere isolato, a fronte dei grandissimi numeri di pazienti colpiti da Sars-Cov-2 in tutto il mondo. “Abbiamo ritenuto importante condividere con la comunità scientifica il caso di questa paziente”, conclude Latrofa, “con oltre 5 milioni di pazienti infettati in tutto il mondo è molto probabile che altri casi di tiroidite subacuta da coronavirus vengano alla luce”.
Via: Wired.it
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