Il pennacchio di Hunga Tonga ha raggiunto la mesosfera

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(foto: Esa)

Il vulcano Hunga Tonga-Hunga Ha’apai, poco più di un mese fa, si è risvegliato in modo assai turbolento, con conseguenze drammatiche anche a distanza da dove tutto è avvenuto, basti pensare al disastro ambientale in Perù. Il massiccio pennacchio di cenere, vapore e gas emesso durante l’eruzione ha infatti attraversato i primi due strati dell’atmosfera ed è penetrato nel terzo, la mesosfera. E ha raggiunto l’altitudine record di 58 km, mai misurata prima per un vulcano, come calcolato dai ricercatori del Langley Research Center della Nasa grazie all’analisi dei dati dei satelliti GOES-17 della Noaa e Himawari-8 della giapponese Jaxa.

Questa animazione ricostruisce le prime tredici ore dell’evento del 15 gennaio, mostrando l’altitudine raggiunta dal pennacchio di momento in momento.

Subito dopo l’eruzione, il pennacchio si è innalzato rapidamente nell’atmosfera, raggiungendo i 58 km di altitudine in circa 30 minuti. Il picco è poi collassato, mentre le altre parti della colonna hanno continuato a innalzarsi più volte, in modo intermittente, fino alla mesosfera, prima che il potere eruttivo cominciasse a diminuire. La nube di ceneri e gas si è poi dispersa nella stratosfera, a un’altitudine di circa 30 km, fino a coprire un’area grande quanto metà Italia.

Per delineare l’evoluzione del pennacchio vulcanico, gli scienziati hanno utilizzato le immagini satellitari e un metodo inusuale per gli studi atmosferici: la geometria. I due satelliti GOES-17 e Himawari-8, che hanno fornito i dati, si trovavano infatti proprio al posto giusto per dare una visione stereoscopica (o binoculare) dell’evento, come fanno i nostri occhi. “A partire dalle due angolazioni dei satelliti – spiega Konstantin Khlopenkov del Langley Research Center della NASA – siamo riusciti a ricostruire un’immagine tridimensionale delle nubi.”

Riferimenti: NASA Earth Observatory

Credits video ed immagini: Joshua Stevens, using data courtesy of Kristopher Bedka and Konstantin Khlopenkov/NASA Langley Research Center, and GOES-17 imagery courtesy of NOAA and the National Environmental Satellite, Data, and Information Service (NESDIS).

Credits immagine di copertina: Copernicus Sentinel data- Esa CC