È stata realizzata grazie ai dati catturati dai satelliti in orbita intorno alla Terra la mappa più completa e dettagliata finora mai realizzata dei fondali marini. Presentata oggi sulle pagine diScience, la mappa ci restituisce l’immagine di un pavimento oceanico complesso, ricco di montagne e vulcani sottomarini fino ad oggi sconosciuti, fornendo informazioni importanti anche sull’origine dei continenti, sulle correnti oceaniche e sul clima. E non da ultimo la mappa fornisce informazioni preziose anche per la creazione delle nuove Google Maps degli oceani.
La ricostruzione del pavimento oceanico, nelle cui fosse, creste e fratture è possibile riconoscere i segni di scivolamento e scorrimento delle placche oceaniche, è stata possibile grazie agli altimetri di precisioni montati su alcuni satelliti. In particolare i dati usati dai ricercatori guidati da David Sandwell dello Scripps Institution of Oceanography di San Diego sono stati quelli raccolti dagli strumenti a bordo del satellite dell’Esa CryoSat-2 e di quello della Nasa Jason-1. Gli altimetri su questi satelliti funzionano mandano dei segnali (radar) verso la terra e registrandone le risposte (in modo simile a quanto effettuato dai sonar). Grazie a questi dati, e a un nuovo sistema di processarli, gli scienziati hanno potuto ricostruire quelli che sono chiamati i modelli gravitazionali (perché le informazioni raccolte dai satelliti permettono anche di misurare le variazioni del campo gravitazionale terrestre) dei fondali marini, due volte più accurati di quelli precedenti, risalenti a venti anni fa.
In questo modo i ricercatori hanno potuto osservare una stretta associazione tra le montagne sottomarine (anche con altezze di 2000 metri) e la rilevazione di terremoti. Molte di queste montagne, aggiungono, un tempo erano vulcani attivi, collocati in prossimità dei confini delle placche tettoniche attive. “Uno degli usi più importanti di questo modello di gravità marino sarà il miglioramento delle stime di profondità del fondo marino per quell’80% degli oceani che rimane inesplorato o sepolto sotto spessi sedimenti”, continuano gli autori. Questa nuova mappa potrà permettere anche l’identificazione di nuovo baci di gas e petrolio mentre non potrà fornire indicazioni per trovare l’aereo della Malaysia Airlines scomparso lo scorso marzo: anche i dati raccolti ora non hanno la risoluzione necessaria per trovare un aereo nella vasta zona dell’Oceano Indiano meridionale dove si sarebbe inabissato il velivolo.
Via: Wired.it
Credits immagine: David Sandwell, Scripps Institution of Oceanography