È possibile creare una mappa di ciò che è invisibile? Sì, almeno secondo gli scienziati del Dark Energy Survey (Des), che stanno per presentare le proprie scoperte – dati preliminari relativi allamateria oscura, la ragnatela invisibile che tiene insieme le galassie – al congresso della American Physical Society. Il lavoro dei ricercatori sarà poi pubblicato sul portale ArXiv, in attesa di essere sottoposto al processo editoriale di revisione dei pari: mappando la materia oscura, gli scienziati sperano di riuscire, un giorno, a quantificare l’energia oscura dell’Universo, l’entità ancora più misteriosa che spinge le galassie sempre più lontano l’una dall’altra. La mappa della materia oscura, una volta completata, dovrebbe coprire un ottavo del cielo; i dati preliminari del Des sono relativi allo 0,4% della volta celeste, ma con una risoluzione mai ottenuta finora.
La ricerca, spiega la Bbc, ha coinvolto oltre 300 scienziati da sei nazioni diverse: gli esperti hanno usato le immagini scattate da una delle fotocamere migliori al mondo, un dispositivo da 570 megapixel montato sul telescopio Victor Blanco, sulle Ande cilene.“Il nostro obiettivo è vedere l’invisibile”, spiega Sarah Bridle, docente di astrofisica alla University of Manchester e codirettrice di Des. “E riuscire a costruire una mappa che mostri le zone con più e meno materia oscura”. Lo studio è cominciato oltre due anni fa e andrà avanti almeno per altri tre. I dati preliminari sono stati ricavati dalle prime immagini scattate dalla fotocamera: “Finora abbiamo testato la qualità dello strumento”, dice ancora Bridle. “Ci vuole molto molto tempo per elaborare tutti i dati. Proseguendo nell’analisi, speriamo di ottenere una mappa trenta volte più grande di quella attuale”.
Naturalmente, la difficoltà più grande è che si sta cercando di mappare qualcosa di invisibile e, per di più, lontana milioni di anni luce. Per scovare la materia oscura, gli astrofisici osservano le cosiddette lenti gravitazionali (predette dalla relatività generale diEinstein): in sostanza, il campo gravitazionale generato dalla materia distorce la luce che arriva dalle galassie lontane, modificandone la traiettoria. Si tratta, però, di un effetto quantitativamente molto più debole rispetto alle distorsioni generate dall’atmosfera terrestre e a quelle dovute al telescopio stesso. Fattori che complicano ulteriormente l’analisi: “La maggior parte del lavoro consiste nel cercare di rimuovere questi effetti”, prosegue Bridle, “per cercare di scoprire gli effetti di lente gravitazionale”.
Quando il Des avrà analizzato tutti i dati, gli scienziati potranno dedicarsi a un problema ancora più complicato. Misurare la velocità a cui si muovono nel cosmo i tentacoli di materia oscura, per capire se l’energia oscura (posto che esista) sia la responsabile della continua accelerazione nell’espansione dell’Universo. “La velocità a cui si è espansa la materia oscura in diversi momenti della storia dell’Universo”, conclude Bridle, “ci permetterà, auspicabilmente, di comprendere la natura dell’energia oscura, producendo una misura precisa di questa forza misteriosa”.
Via: Wired.it
Credits immagine: NASA, ESA, D. Coe (NASA Jet Propulsion Laboratory/California Institute of Technology, and Space Telescope Science Institute), N. Benitez (Institute of Astrophysics of Andalusia, Spain), T. Broadhurst (University of the Basque Country, Spain), and H. Ford (Johns Hopkins University)
Informazioni scientifiche ufficiali parlano di materia oscura per lo più concentrata nei pressi dei buchi neri per cui l’ associazione mi sembra possa essere possibile nel senso che si può supporre che sia l’ energia che i buchi neri producono trasformando la materia ordinaria a essere trasformata, data la presenza di forze altrove non riscontrabili, successivamente in materia oscura.