Ci sarebbe un enorme oceano su Europa, uno dei numerosi satelliti di Giove. Ne sono convinti degli scienziati del Massachusetts Institute of Technology. E sulla scia di questa ipotesi alla Nasa si stanno già facendo progetti per una prossima missione. L’intento? Far approdare sulla superficie di Europa dei sensori acustici in grado di rilevare la presenza della massa d’acqua e stabilirne le dimensioni. Da anni queste tecniche vengono usate sulla Terra sia dagli oceanografi per stabilire la profondità degli abissi marini che dai sismologi per sondare il terreno. Ma mai finora si era pensato di usarle in una missione spaziale.
Già dalle immagini di Europa scattate dalla sonda Voyager nel 1979 gli scienziati avevano potuto notare alcune peculiarità: delle grosse crepe che attraversano grandi distese di ghiaccio. Sulla Terra formazioni del genere indicano la presenza di canyon e montagne, ma la superficie del satellite di Giove è straordinariamente piatta. La sonda Galileo ha recentemente catturato immagini ancora più nitide di Europa, che evidenziano la presenza di “flexi”, crepe che hanno l’aspetto di una serie di archi. Secondo gli scienziati queste formazioni sarebbero l’evidenza più diretta che si sia finora potuta avere della presenza di un enorme oceano al di sotto della superficie ghiacciata di Europa. La luna di Giove sarebbe infatti sottoposta a grosse pressioni gravitazionali dovute alle grandi masse del pianeta da una parte e di altre due lune che le orbitano vicino, Io e Ganimede, dall’altra. Muovendosi lungo le loro traiettorie, questi corpi celesti provocano forti maree su Europa, in grado di far sollevare una eventuale massa d’acqua di ben 30 metri. Se dunque un oceano fosse effettivamente presente al di sotto della crosta ghiacciata, questo spiegherebbe gli straordinari intarsi nelle distese ghiacciate.
Studiando le immagini inviate da Galileo, un gruppo di ricercatori del Mit, guidato da Nick Makris, ha concluso che nuove crepe compaiono sulla superficie di Europa ogni giorno al ritmo di una ogni 30 secondi. Un tale fenomeno genererebbe delle onde acustiche in grado di penetrare la spessa crosta di ghiaccio e di propagarsi al di sotto di essa per centinaia di chilometri. “Vogliamo usare queste onde per analizzare la struttura interna di Europa”, spiega Jeff Simmen, Program Manager di acustica oceanografica presso l’Office of Naval Research statunitense. “L’oceano che cerchiamo potrebbe avere un volume enorme, due volte quello di tutte le acque della Terra. Alcuni scienziati hanno ipotizzato che potrebbe arrivare a ben 80 chilometri di profondità, al di sotto di uno strato di ghiaccio spesso 20 chilometri”. Saranno proprio le stesse onde sonore prodotte dall’incrinarsi del ghiaccio a togliere ogni dubbio, grazie a dei sensori acustici in grado di rilevarne la fase e l’ampiezza.
“Le onde acustiche”, prosegue Simmen, “viaggiano attraverso l’aria, la terra, il ghiaccio o l’acqua. Sulla Terra vengono usate per sondare la struttura interna del nostro pianeta attraverso una tecnica chiamata tomografia, del tutto analoga all’ecografia usata in campo medico. Nell’acqua in particolare le onde acustiche, al contrario di quelle elettromagnetiche (la luce), sono in grado di propagarsi per notevoli distanze, rendendole particolarmente adatte a studi oceanografici”. Per questo la Nasa invierà sul satellite una serie di sensori acustici nell’ambito della missione orbitante intorno a Europa nel 2008. “I rischi che una tale missione comporterà sono numerosi”, ammette Simmen, “primo fra tutti l’imponente presenza di Giove nelle vicinanze: le radiazioni emesse dal grosso pianeta potrebbero infatti essere tali da distruggere i sensori acustici. Un modo per evitare questo sarà di inserire i sensori nelle profondità dello strato ghiacciato”.