Un nucleo formato da una parte esterna liquida e ricca di ferro e una interna solida, e una crosta molto densa (più di quanto finora ipotizzato), arricchita da un’ingente riserva sotterranea di solfuro di ferro. Così ci appare oggi Mercurio, il pianeta più vicino al Sole, grazie alla prima ricognizione completa eseguita dalla sonda spaziale Messenger. A un anno dall’inizio della missione, lo spacecraft ci svela altre informazioni inaspettate sulla natura del primo pianeta del Sistema solare. Tutte le breaking news su questo oggetto celeste sono pubblicate su Science, in due studi coordinati da Maria Zuber e David Smith del Massachusetts Institute of Technology (Usa) e discusse oggi alla 43esima Lunar and Planetary Science Conference in Texas.
Messenger (MErcury Surface, Space ENvironment, GEochemistry, and Ranging) è stato lanciato dalla Nasa con l’obiettivo di studiare la superficie, il campo magnetico, la composizione interna e l’atmosfera di Mercurio. Da quando la navicella spaziale è entrata nell’orbita del pianeta, il 18 marzo del 2011, i dispositivi hanno cominciato a raccogliere immagini utili a ricostruire la sua storia geologica. Nuove dettagliate fotografie erano arrivate a soli sei mesi dall’inizio della missione, e già mostravano un pianeta alquanto particolare (vedi Galileo, Tutti i segreti di Mercurio; La prima foto di Mercurio dall’orbita).
I dati più rilevanti sulla topografia di Mercurio sono ora arrivati dal Mercury Laser Altimeter, un apparecchio che permette di mappare la superficie utilizzando un laser a infrarossi e un ricevitore per misurare il tempo di andata e ritorno delle onde elettromagnetiche. Grazie a questo speciale altimetro, i ricercatori hanno localizzato nell’emisfero Nord una vasta regione pianeggiante con una piana vulcanica. Inoltre, sono riusciti a osservare nel dettaglio i 1.500 chilometri del Bacino Caloris, il cratere d’impatto più vasto del pianeta, scoprendo che il fondo si è spostato più in alto dei suoi bordi. Una prova, spiegano i ricercatori, dell’intensa attività geofisica di Mercurio. In generale, però, il paesaggio (altimetrico) sembra molto meno variegato di quello di Marte o della Luna.
Passiamo all’interno del pianeta. Il sistema di antenne del Deep Space Network utilizzate dalla Nasa per comunicare con la navicella è in grado di rilevare piccoli cambiamenti di frequenza nei segnali; questi sono causati dal campo gravitazionale generato da Mercurio, che interferisce con il movimento del veicolo spaziale. E il campo gravitazionale, a sua volta, offre molti indizi sulla struttura interna del pianeta. Per esempio, ha permesso di scoprire che la crosta è più spessa alle basse latitudini e più sottile nelle regioni polari. Infine, combinando i dati sulla gravità, massa e raggio, i ricercatori sostengono che la crosta del pianeta sia più densa di quanto pensato, una caratteristica che lo rende diverso dagli altri pianeti del Sistema solare.
via wired.it
Credit per le foto: NASA/JHUAPL/CIW-DTM/GSFC/MIT/Brown University