Se il territorio compreso tra le province campane di Napoli e Caserta rappresenta, nell’immaginario collettivo, il luogo simbolo del traffico illecito di rifiuti speciali e della combustione illegale in siti non autorizzati di prodotti di scarto di attività industriali, una “Terra dei Fuochi globalizzata” è quanto di nuovo emerge da evidenze riscontrabili dal nord al sud dell’Italia e non solo. Un nuovo studio pubblicato dalla rivista scientifica Environmental Science and Technology definisce infatti nuovi ed allarmanti scenari a livello mondiale.
Dal confronto tra i dati di popolazione, la produzione pro capite di rifiuti ed i rapporti sulle modalità di trattamento, il National Center for Atmospheric Research del Colorado, ha stimato che lo smaltimento di circa 970 milioni di tonnellate pari al 41% del totale di rifiuti prodotti annualmente avviene mediante combustione nei siti di produzione (620 milioni di tonnellate) o di stoccaggio (350 milioni di tonnellate). Si tratta di roghi allestiti a cielo aperto, non regolamentati e non denunciati alle agenzie ambientali di cui non rimane traccia in nessun documento ufficiale. Inoltre, il censimento delle emissioni derivanti dai roghi irregolari, condotto su scala globale in più di duecento Paesi, denuncia una quantità di inquinanti di gran lunga superiore a quella finora registrata negli appositi inventari.
Ma qual è la portata del fenomeno e a quanto ammonta il divario rispetto alle rilevazioni precedenti? Quando stimata globalmente, l’immissione in atmosfera dei gas serra come anidride carbonica e metano, generati dai roghi di rifiuti, si attesta intorno a valori paragonabili a quelli di altre fonti inquinanti derivanti dalle attività umane; al contrario, valutata singolarmente su scala nazionale, supera notevolmente e pericolosamente le emissioni totali di anidride carbonica registrate in diversi Paesi dell’Africa e del Sud Est Asiatico. La combustione a cielo aperto contribuisce poi sensibilmente al rilascio di molteplici altre sostanze inquinanti: i livelli di concentrazione di particolato (PM 2.5), idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) e mercurio corrispondono rispettivamente al 29, 43 e 10% delle emissioni antropiche globali riportate nell’ultimo documento redatto dalla cooperazione scientifica internazionale su “Hemispheric Transport of Air Pollution” (Htap).
La distribuzione geografica delle emissioni di gas serra e di particolato originate dalla combustione dei rifiuti sembra essere piuttosto omogenea: particolarmente consistente nei Paesi in via di sviluppo, Cina, India, Brasile, Messico, Pakistan e Turchia, territori nel complesso dotati di un minor numero di impianti di smaltimento quali discariche ed inceneritori, ma anche nelle aree rurali di alcune regioni sviluppate, prive per lo più di sistemi domestici di riscaldamento.
Secondo gli autori, proprio le stime delle emissioni effettuate in rapporto alla distinzione tra Paesi sviluppati o in via di sviluppo ed aree urbane o rurali, unite alla valutazione delle condizioni socio-economiche delle popolazioni, rappresentano un punto di forza per la validità assoluta dello studio, e al contempo un limite. I tassi di produzione dei rifiuti e la frazione della popolazione responsabile dei roghi irregolari sono, infatti, molto incerti e fluttuanti nel tempo in alcune aree; inoltre, il rendimento della combustione e la composizione dei rifiuti costituiscono variabili complesse da includere nelle elaborazioni.
Lo studio presenta le prime stime complete delle emissioni globali di gas serra, particolato e composti tossici derivanti dalla combustione illecita di rifiuti a cielo aperto. Una metodologia scientificamente valida, che richiama l’attenzione sulla sottovalutazione del fenomeno nelle documentazioni ufficiali e suggerisce per la prima volta la necessità impellente di includere la combustione di rifiuti nei roghi irregolari tra le fonti di inquinamento nelle future rilevazioni e nella ridefinizione dell’impatto sull’ambiente e sulla salute pubblica.
E l’Italia? A guardare i dati nazionali relativi alla quantità di rifiuti illecitamente dati alle fiamme ed alle emissioni generate rispetto al totale derivante dalle attività umane, il nostro Paese sembra essere di gran lunga lontano dai limiti estremi della Cina, pur presentando valori in molti casi superiori a quelli rilevati in altri Paesi. Un’osservazione che comunque non deve alleggerire il peso di una realtà, quella della Terra dei Fuochi di casa nostra, e di precise responsabilità che non meritano sconti.
Riferimenti: Wiedinmyer C, Yokelson RJ, Gullett BK. Global emissions of trace gases, particulate matter, and hazardous air pollutants from open burning of domestic waste. Environ Sci Technol. 2014 Aug 19;48(16):9523-30. doi: 10.1021/es502250z
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