Costituisce il 38% del volume del nostro pianeta , ne influenza la massa e i flussi di calore che lo attraversano, ma non ha ancora (meglio aveva) un nome. Sembra un indovinello per bambini, ma invece si tratta del minerale più abbondante presente sul nostro pianeta, un silicato ad alta densità di magnesio e ferro, (Mg, Fe)SiO3, colloquialmente conosciuto come perovskite ma fino ad ora privo di nome ufficiale. Come mai? Perché, come stabilito dalla International Mineralogical Association, un minerale non può ricevere un nome ufficiale fino a che un suo campione non viene trovato in natura e la sua struttura non viene descritta con attenzione.
Nonostante la sua abbondanza sulla Terra, infatti, non è possibile trovare campioni di perovskite in superficie, poiché essa necessita di particolari condizioni di pressione e temperatura, presenti solo nelle profondità del mantello terrestre. Ma allora dove cercare campioni dei minerali che costituiscono il mantello? Semplice, nei meteoriti.
Ed è proprio quello che Oliver Tschauner e i suoi colleghi della University of Nevada sono finalmente riusciti a fare, isolando la perovskite in un meteorite, dove si era formata in seguito agli sbalzi di pressione e temperatura che lo hanno reso simile alla composizione dei livelli più profondi del nostro pianeta. Dopo averne utilizzato i raggi X per analizzare con attenzione la struttura del cristallo e la composizione del minerale, gli scienziati hanno finalmente stabilito che il nome ufficiale sarà bridgmanite, in onore del premio Nobel Percy Williams Bridgman, fisico e filosofo americano dedicato allo studio della fisica delle alte pressioni.
Cercare minerali terrestri nei meteoriti non è una novità: queste rocce sono infatti spesso esposte ad altissime pressioni e temperature durante gli impatti, e di conseguenza possono contenere minerali solitamente presenti solo nelle zone più profonde ed inaccessibili del mantello terrestre (la bridgmanite in particolare si comincia a trovare a circa 650 km di profondità, una zona inaccessibile agli esseri umani). Alcuni campioni del minerale erano già stati rilevati in passato in rocce di questo tipo. Tuttavia la loro struttura era stata talmente danneggiata dalle analisi condotte da rendere impossibile descriverne le caratteristiche in dettaglio.
Il nome ufficiale del minerale è stato approvato dalla Commissione per la Nomenclatura e la Classificazione dei Nuovi Minerali (CNMNC) della International Mineralogical Association. Poiché, secondo gli scienziati, la bridgemanite potrebbe arrivare a costituire fino al 93% del mantello, i risultati ottenuti saranno importanti per aiutare a capire meglio la struttura e le dinamiche che hanno luogo all’interno del nostro pianeta.
Riferimenti: Science doi: 10.1126/science.1259369
Credits immagine: Tschauner et al., 2014, Science/AAAS