Il 2014 si avvia alla conclusione e, come di consueto, è tempo di bilanci. Nature ha appena pubblicato l’elenco delle dieci personalità scientifiche più importanti dell’anno. Gli autori dei cosiddetti breakthrough, per dirla all’inglese: “Dopo attente discussioni, dibattiti e consultazioni, Nature cerca di andare oltre i semplici concetti di ‘evento’ o ‘scoperta’”, ha spiegato Helen Pearson, che ha curato la pubblicazione, “per mostrare che, in fin dei conti, la scienza è sempre un’impresa umana”.
È un’occasione particolarmente felice per l’Italia. Al primo posto c’è infatti Andrea Accomazzo, “ex-pilota sperimentale che ha portato la missione Rosetta in un mondo ghiacciato nello Spazio profondo” (in verità non c’è una vera e propria classifica, ma ad Accomazzo è dedicata la prima pagina dello speciale). E non poteva essere altrimenti, visto l’enorme successo e risonanza mediatica (checché ne pensi il Tg4) del primo accometaggio della storia, avvenuto a 400 milioni di chilometri di distanza dalla Terra. “Quasi vent’anni fa”, racconta Nature, “Andrea Accomazzo ha avuto qualche problema con la sua ragazza, che trovò un pezzo di carta sulla sua scrivania. Era scritto a mano: un numero di telefono e un nome femminile: Rosetta”. Fortunatamente per la coppia, non c’era nessun losco affaire. Ma qualcosa di molto migliore (almeno dal punto di vista scientifico): l’ambiziosissimo progetto dell’Agenzia spaziale europea di sbarco sulla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. Per passare da quel pezzo di carta al suolo di 67P ci sono voluti, per l’appunto, due decenni. E la missione non è ancora finita: Accomazzo spera che Philae, il lander adagiato sulla cometa, si risvegli quando il corpo arriverà più vicino al sole, ad agosto dell’anno prossimo. Così, magari, lo ritroveremo anche nella classifica del 2015. “È come scalare una montagna di 8mila metri e tornare giù vivo”, ha detto. “Devi allenarti parecchio, e ci vuole molto tempo”.
Nell’elenco troviamo poi Radhika Nagpal, che ha contribuito, con i suoi studi, al campo dell’intelligenza artificiale e della robotica. Nagpal, in particolare, ha costruito un’esercito di robottini in grado di comunicare e lavorare assieme, un po’ come gli insetti. E il medico-eroe Sheik Humarr Khan, che ha lavorato per la comprensione e la lotta all’ebola in Sierra Leone, morto a luglio dopo aver contratto l’infezione. Sempre nel campo della medicina, Nature ha premiato anche Masayo Takahashi, ricercatrice giapponese che si occupa di cellule staminali e ha condotto il primo trial clinico su cellule derivate da pluripotenti indotte, e Suzanne Topalian, esperta di immunoterapia per la lotta al cancro (una tecnica in cui si “insegna” al sistema immunitario a combattere il tumore). Topalian, in particolare, ha dimostrato quest’anno che un farmaco è in grado di stimolare i linfociti all’attacco di melanomi molto aggressivi, aumentando la sopravvivenza dei pazienti colpiti dalla malattia. E ancora Sjors Scheres, che si occupa delle cosiddette macchine molecolari, macrostrutture in grado di eseguire diversi compiti specifici all’interno delle cellule, e che si è conquistato il suo posto nell’elenco migliorando una tecnica nota come microscopia crioelettronica. Sebbene non sia uno scienziato, gli editor di Nature hanno riservato una menzione anche a Pete Frates, l’ex-giocatore di baseball malato di Sla che si è inventato l’Ice Bucket Challenge, racimolando oltre 70 milioni di dollari per la ricerca medica.
Per quanto riguarda fisica e matematica, Nature ha menzionato Maryam Mirzakhani, la prima donna a vincere la medaglia Field, il Nobel della matematica. Mirzakhani è nata a Teheran nel 1977 e, prima di trasferirsi alla Stanford University (dove attualmente insegna) è stata allieva dell’Organizzazione nazionale iraniana per lo sviluppo di talenti eccezionali. Si occupa prevalentemente di strutture geometriche complesse e del modo in cui si deformano. Oltre a Mirzakhani, nell’elenco troviamo anche
l’astrofisico David Spergel, che ha individuato dei possibili errori nello studio che avrebbe dimostrato l’esistenza di onde gravitazionali primordiali. E Koppillil Radhakrishnan, il direttore della Indian Space Research Organization, che ha condotto la missione indiana per Marte, portando una sonda in orbita attorno al pianeta rosso e spendendo, a suo dire, “meno soldi di quelli usati per girare il film Gravity”.
Infine, come per gli anni precedenti, Nature ha indicato anche i candidati più promettenti per l’anno venturo. Tra questi, Xie Zhenhua, principale responsabile del monitoraggio climatico in Cina, Alan Stern, ricercatore della missione Horizons della Nasa, e Joanne Liu, presidente di Medici senza frontiere. Sempre che Philae non ci giochi qualche bello scherzo. Come Accomazzi, ce lo auguriamo.
Credits immagine: Esa
Via: Wired.it