È Made in Italy il primo dispositivo wireless per la diagnostica avanzata dell’epilessia, un progetto tecnologicamente innovativo che potrà registrare l’attività della corteccia cerebrale e stimolarla elettricamente, nonché identificare i movimenti programmati dalla corteccia motoria e inviarli a un arto robotico o esoscheletro, così da consentire la mobilizzazione di arti paralizzati oppure indeboliti da gravi patologie neuromotorie. Cyberbrain è stato ideato e sviluppato all’interno dell’area R&D di ab medica, azienda lombarda da oltre 30 anni impegnata nella chirurgia robotica e nell’innovazione medicale, in collaborazione con A TLC, società di Ancona specializzata in telecomunicazioni e parte del gruppo ab medica, sotto la direzione scientifica del neurochirurgo Pantaleo Romanelli.
Il progetto nasce circa quattro anni fa, con il chiaro obiettivo di semplificare il trattamento chirurgico per le molte migliaia di casi di epilessia grave non responsiva alla terapia farmacologica. Attraverso l’intervento chirurgico, infatti, i pazienti epilettici potrebbero essere completamente curati dalle crisi, a patto che ne venga individuato il focolaio di origine. A differenza delle tecniche di monitoraggio cerebrale a oggi disponibili, di breve durata e che utilizzano cavi sottocutanei, Cyberbrain permette di analizzare per lunghi periodi l’attività elettrica cerebrale e di identificare a distanza, via wireless, il punto d’origine delle crisi, per poi asportarlo chirurgicamente. Si tratta di un piccolo apparecchio impiantato sulla corteccia, con una griglia di 64 elettrodi integrata, che ha completato la prima fase di sperimentazione e sarà disponibile per il trial clinico sui pazienti fra circa un anno, non appena ottenuto il marchio CE.
Una tecnologia dalle enormi potenzialità: in futuro le crisi epilettiche potranno anche essere curate via wireless, senza ricorrere agli interventi chirurgici, poiché con lo stesso Cyberbrain si potranno inviare impulsi elettrici alla corteccia cerebrale e bloccare le crisi. Una funzionalità fondamentale anche per i pazienti con malattie neurodegenerative e affetti da paralisi: con il “pensiero” si potranno muovere arti robotici ed esoscheletri, scrivere e interagire con l’ambiente circostante. Un grande passo in questo senso è già stato compiuto: ab medica, A TLC e Romanelli hanno sviluppato un “caschetto” non invasivo che, semplicemente appoggiato sulla testa del paziente, permette di eseguire azioni semplici come accendere o spegnere una lampadina.