La psoriasi è una malattia infiammatoria cronica che colpisce fino al 3% della popolazione mondiale, ovvero oltre 125 milioni di persone. Questa patologia diffusa e debilitante per chi ne soffre non rappresenta solo un problema legato al proprio aspetto; anche quando i sintomi sono molto lievi, i pazienti sperimentano un impatto molto pesante sulla loro vita quotidiana. Nello sviluppo della psoriasi il sistema immunitario gioca un ruolo importante. Quale ce lo spiega Ketty Peris, direttore della Clinica Dermatologica Università Cattolica del Sacro Cuore Policlinico A. Gemelli di Roma.
Che rapporto c’è tra psoriasi e sistema immunitario?
Il sistema immunitario produce numerose proteine chiamate citochine, che svolgono il ruolo di “messaggere”, coordinando la comunicazione tra le cellule immunitarie in risposta a un’infezione. Si ritiene che una di queste citochine, l’interleuchina-17A (IL-17A), svolga un ruolo chiave nello sviluppo della psoriasi. La presenza di maggiori livelli di IL-17A nella cute può scatenare una risposta immunitaria anche in assenza di un innesco infettivo, causando sintomi infiammatori come prurito e arrossamento. Inoltre l’ IL 17A stimola la produzione cutanea di nuove cellule a una velocità superiore al normale, generando sintomi tipici della psoriasi, quali ispessimento della cute e placche (cute desquamata), dovuti all’accumulo di cellule sulla superficie cutanea.
Che cos’è IL-17A?
L’interleuchina-17A (IL-17A) è una delle numerose proteine “messaggere” chiamate citochine che nel nostro organismo hanno il compito di coordinare la comunicazione tra le cellule immunitarie. Normalmente, le citochine agiscono segnalando alle cellule deputate a combattere le infezioni di attivare una risposta immunitaria per rispondere all’intrusione di un agente estraneo. IL-17A è risultata avere un ruolo chiave in alcune patologie immuno-mediate, quali la psoriasi a placche da moderata a severa, ed è considerata un target privilegiato per misurare l’efficacia delle terapie in fase di sviluppo.
Qual è il ruolo di IL-17A nella psoriasi?
Dal momento della scoperta di IL-17A nel 1993 la comprensione dei meccanismi patogenetici della psoriasi si è trasformata, passando da ciò che era ritenuto un disordine dovuto a un’eccessiva proliferazione di cellule cutanee a una malattia infiammatoria sistemica dovuta a disregolazione del sistema immunitario. IL-17A è presente in concentrazioni più elevate nella cute affetta da psoriasi, con livelli fino a sei volte maggiori di quelli ritrovati nella cute non psoriasica. Maggiori livelli di IL-17A nella cute sono stati collegati anche a una maggiore gravità della psorias. Ricerche recenti hanno stabilito che IL-17A innesca un circolo vizioso nella psoriasi, in quanto invia segnali alle cellule cutanee e del sistema immunitario, scatenando i sintomi caratteristici della malattia. Per questo motivo, IL-17A è stata identificata come target ideale d’intervento terapeutico e la ricerca suggerisce che l’inibizione diretta di IL-17A non compromette altre funzioni del sistema immunitario, permettendo quindi all’organismo di continuare a combattere le infezioni.
Che cos’è secukinimab?
È un anticorpo monoclonale umano, il primo inibitore dell’interleuchina 17A (IL-17A) a essere stato approvato in Europa come terapia di prima linea in alternativa agli attuali trattamenti sistemici. Secukinumab si lega selettivamente a IL-17A, modulandone l’attività.
Quali sono i risultati dell’inibizione de IL-17A?
Il 70% o più dei pazienti trattati con secukinumab 300 mg ha ottenuto la risoluzione completa (PASI 100) o quasi completa (PASI 90) delle manifestazioni cutanee durante le prime 16 settimane di trattamento. Tra i risultati più significativi emerge che l’efficacia del secukinumab si mantiene nel tempo fino a 2 anni ed è confermata in tutti i pazienti stratificati per età, peso, gravità della malattia, esposizione a precedenti terapie sistemiche convenzionali e biologiche.