La morte di Cecil, il leone simbolo dello Zimbabwe ucciso da un dentista americano, ha indignato tutti: difficilmente avrebbe potuto non farlo. I giorni dopo la notizia sono quelli ora della riflessione, delle indagini e un’occasione per fare il punto sul fenomeno dei safari di caccia, sul bracconaggio, per spiegare perché è giusto indignarsi e cosa significa la morte di Cecil per le popolazioni di leone e per le specie in pericolo. Se serve anche con le immagini del leone proiettate sull’Empire State Building di New York.
A ricordare tutto questo oggi è, sulle pagine del sito di Nature,David Macdonald, direttore della Wildlife Conservation Research Unit della University of Oxford, parte del team di ricerca che da tempo seguiva Cecil e altri leoni in Africa in uno dei più grandi progetti di conservazione di questi animali mai intrapreso. Progetto che ha permesso l’accumulo, in vent’anni di attività, di una mole enorme di dati sui comportamenti dei leoni (sono oltre 500 quelli seguiti dagli studiosi, 200 anche con tracciamento satellitare) e sui fattori che ne minacciano la conservazione, come il conflitto con agricoltori e comunità locali e la perdita di habitat.
E, ovviamente, il braconaggio e i cacciatori di trofei e la relativa uccisione di esemplari.
“Legale o non che sia – specifica Macdonald, e a quanto pare il caso in questione ricadrebbe nell’illegalità – è che l’uccisione di un maschio indebolisce la coalizione maschile di cui fa parte, spesso quella formata da fratelli [per la precisione, Jericho, il leone dato per ucciso nelle ultime ore, starebbe bene e non è il fratello di Cecil, nda]. Come conseguenza si fa avanti una coalizione più grande, più forte e li usurpa, spesso portando alla morte dei fratelli sopravvissuti. I maschi che arrivano poi generalmente uccidono i cuccioli rimasti. Un approccio ingenuo potrebbe portare a credere che la perdita di un leone significa solo un leone in meno. In realtà la perdita di un leone può portare alla morte di molti altri leoni, come pure a un rimescolamento della loro organizzazione locale e della loro società”.
Un problema anche ammettendo che sì, i leoni non sono considerati specie a rischio, ma che il loro numero – stimato in circa 30mila esemplari in Africa qualche anno fa – sta diminuendo negli ultimi anni. E che è, come già osservato, un animale dall’immagine potentissima di valori quali biodiversità e natura, di cui possono beneficiare sia le popolazioni di leoni che altri animali, ribadisce Macdonald. “Ogni specie ha la sua importanza sia nel funzionamento delle comunità ecologiche che nella sua conservazione. Ma la realtà è che il grande pubblico, e in effetti anche molti specialisti, hanno delle priorità. Il leone è carismatico. Conquista simpatia tra la gente. Si erge come un monumento, a emblema degli sforzi di conservazione. Se il grande entusiasmo della comunità per le creature carismatiche può essere una bandiera per l’entusiasmo per la natura in generale – be’, questa è una buona cosa”.
Via: Wired.it
Credits immagine: Jacqueline Deshpande/Flickr CC