Aumentando i consumi energetici dell’organismo, le basse temperature ambientali hanno un effetto analogo a quello dell’attività fisica: accelerano il metabolismo per aumentare le calorie a disposizione del corpo, andando così a intaccare le riserve di grassi. L’esposizione al freddo potrebbe, per questo, essere una valida strategia contro l’obesità e i chili di troppo. Numerose ricerche sono in corso in questo ambito. Ora uno studio guidato da Mirko Trajkovski dell’Università di Ginevra rivela che l’accelerazione del metabolismo innescata dal freddo è regolata anche dai microbi che abitano il nostro intestino. L’esposizione a basse temperature, scrivono i ricercatori in un articolo pubblicato su Cell, favorisce una composizione del microbioma che agevola il consumo dei grassi.
Trajkovski e il suo team hanno esposto alcuni topi per dieci giorni a una temperatura di 6 °C, notando un significativo cambiamento nel mix della popolazione batterica intestinale. Trapiantato in altri topi, questo microbioma avrebbe migliorato il metabolismo glucidico e promosso la formazione del tessuto adiposo beige, un tipo di grasso che aiuta lo smaltimento delle riserve adipose. Tuttavia, dopo tre settimane di esposizione alle basse temperature, il peso corporeo dei topi ha cominciato a stabilizzarsi: l’intestino, cercando di contrastare la perdita di peso, ha assorbito più sostanze nutrienti. Sorprendentemente, i ricercatori hanno verificato un aumento della superficie intestinale, e dunque della capacità di assorbire nutrienti.
(foto: Chevalier and Stojanovi et al./Cell 2015)
“Questi risultati dimostrano che i microbi intestinali svolgono un ruolo chiave nella nostra capacità di adattamento all’ambiente: ci aiutano a raccogliere più energia nei lunghi periodi di freddo, aiutando a proteggerci dall’ipotermia”, ha spiegato Trajkovski. “Siamo sorpresi di vedere che i microbi intestinali hanno avuto effetti così incisivi sulla struttura e la funzione dell’intestino. Vogliamo ora indagare sul potenziale terapeutico dei nostri risultati e verificare se alcuni di questi microbi possano realmente prevenire l’obesità”.
Riferimenti: Cell DOI: http://dx.doi.org/10.1016/j.cell.2015.11.004
Credits immagine: via Ospedale Pediatrico Bambino Gesù – IRCCS
Bisognerebbe verificare se gli abitanti di Yakutsk e di Marrakesh hanno differenze nella superficie intestinale.