Frutta e verdura fanno bene. Troppa carne rossa, specialmente lavorata, fa male. Sia alla nostra salute che a quella del nostro pianeta. Già, ma quanto? A rispondere alla domanda ci hanno appena pensato gli esperti della University of Oxford, che in uno studio pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences hanno stimato, per l’appunto, l’impatto quantitativo di un cambiamento di dieta – che comprenda, tra le altre cose, un aumento del consumo di frutta e verdura e una riduzione del consumo di carne rossa e zuccheri – sulla mortalità globale e sull’inquinamento da gas serra. In particolare, secondo gli autori del lavoro, “passare a una dieta più basata sul consumo di prodotti vegetali, così come raccomandato dalle linee guida alimentari, potrebbe ridurre la mortalità globale del 6-10% e l’emissione di gas serra dovuti alla produzione di cibo del 29-70% entro il 2050 rispetto alle stime di uno scenario di riferimento”, quello elaborato dalla Food and Agricultural Organization (Fao) delle Nazioni Unite.
“C’è un grande potenziale di miglioramento”, spiega Marco Springmann, uno degli autori del lavoro, “sia dal punto di vista della salute umana che dal punto di vista dell’ambiente che da quello economico”. I ricercatori, in particolare, hanno valutato diversi scenari alimentari: il rispetto delle linee guida per una corretta alimentazione (che prevedono, nello scenario esaminato, il consumo di un minimo di cinque porzioni di frutta e verdura al giorno, di meno di 50 grammi di zuccheri al giorno, di un massimo di 43 grammi di carne rossa al giorno e di un massimo di 2200-2300 calorie al giorno), per esempio, porterebbe a 5,1 milioni di morti in meno l’anno, per un totale di 79 milioni di anni di vita salvati; l’adozione di un’alimentazione vegetariana eviterebbe 7,3 milioni di morti in meno ogni anno; una dieta vegana, infine, permetterebbe di evitare fino a 8,1 milioni di morti l’anno. Le previsioni sono state effettuate in base alla diminuzione dei fattori di rischio noti: più della metà delle morti evitate sarebbe dovuta alla diminuzione del consumo di carne rossa, fino al 35% all’aumento del consumo di frutta e verdura e tra il 19% e il 30% a un minor rischio di obesità – il che si tradurrebbe, stando all’ipotesi di partenza dei ricercatori, in una diminuzione del rischio di malattie cardiovascolari, infarto, cancro e diabete.
Anche l’impatto sulle emissioni di gas serra, sempre stando alle stime dei ricercatori, potrebbe essere altrettanto importante: l’adozione di una dieta vegetariana o vegana potrebbe ridurre le emissioni dovute agli allevamenti intensivi, rispettivamente, del 63% e del 70%. Considerando il valore economico della salute umana, in termini di costi per i sistemi sanitari nazionali e di giornate lavorative perse, gli scienziati hanno valutato un risparmio derivante dal cambio di alimentazione che si aggira sui 30 biliardi di dollari ogni anno. Una cifra che potrebbe salire ulteriormente se vi si aggiungesse il costo degli eventi estremi dovuti ai cambiamenti climatici derivanti, a loro volta, dalle emissioni di gas serra – anche se, in questo caso, si tratta di una stima molto più complessa. Gli scienziati, infine, hanno differenziato i potenziali benefici derivanti dal cambio di alimentazione in diverse regioni del mondo: l’estremo Oriente, l’America latina e le nazioni occidentali più ricche avrebbero più benefici per il minor consumo di carne rossa; l’Asia meridionale e l’Africa sub-sahariana, invece, beneficerebbe di più dall’aumento di consumo di frutta e verdura.
Via: Wired.it