Grazie all’isolamento della Sardegna dall’Europa continentale, i geni dei sardi conservano tracce di antichissime migrazioni, avvenute nel bacino del Mediterraneo dopo l’ultimo massimo glaciale. Un gruppo internazionale di ricercatori ha studiato il corredo genetico degli abitanti attuali della Sardegna, ed è stato come aprire “una finestra genetica sul passato”. Il gruppo, guidato dalla genetista italiana Anna Olivieri dell’università di Pavia, ha analizzato il DNA mitocondriale di quasi 3500 sardi e quello estratto dai resti di 21 scheletri preistorici ritrovati sull’isola. I risultati dell’analisi, pubblicati su Molecular Biology and Evolution, suggeriscono scenari complessi per l’origine delle popolazioni sarde e lasciano pensare che la colonizzazione dell’isola sia precedente al Neolitico.
La storia scritta nei geni dei sardi
L’analisi filogenetica del genoma mitocondriale, trasmesso unicamente da madre a figlio, ha permesso di ricostruire la linea di discendenza materna delle popolazioni sarde. Il 78.4% del mitogenoma, è stato ricondotto a 89 aplogruppi specifici della Sardegna (o SSH, dall’inglese Specific Sardinian Haplogroup), che non sono presenti altrove e che molto probabilmente hanno avuto origine a seguito di mutazioni avvenute sull’isola. Le radici degli Ssh nell’albero filogenetico sono state ricostruite confrontandone le caratteristiche con quelle di altri aplogruppi europei e del Vicino Oriente.
È stato inoltre possibile stimare le epoche in cui i nuovi Ssh sono emersi, principalmente epoca Nuragica (tra 2000 e 4000 anni fa) e Neolitica (tra 4000 e 7800 anni fa). Tre aplogruppi tuttavia, la cui frequenza complessiva è circa del 3%, sembrano avere origini più antiche: l’aplogruppo K1a2d, le cui radici sono localizzate nel Vicino Oriente, che appare in Sardegna intorno a 11-16mila anni fa; l’aplogruppo U5b1i1, derivato da popolazioni dell’Europa Occidentale, che appare tra 10.5 e 13.5 mila anni fa; infine il gruppo N1b1a9, più recente e probabilmente derivato da popolazioni dell’Anatolia. I ricercatori ipotizzano che la Sardegna sia stata meta di due flussi migratori distinti, il primo risalente a 12-15mila anni fa e il secondo, più recente, a 8mila anni fa. I dati genetici supportano inoltre le evidenze archeologiche che fanno risalire all’epoca Mesolitica i primi gruppi umani in Sardegna.
Il mitogenoma delle popolazioni sarde moderne si è dunque rivelato un preziosissimo scrigno che ha custodito per millenni le tracce degli spostamenti umani e del mescolamento dei geni nelle regioni Mediterranee. Le ipotesi formulate grazie a questo studio potranno essere confermate da future e più estensive analisi del mito-DNA antico.
Riferimenti: Molecular Biology and Evolution