Come tutte le grandi epidemie del passato, anche la Peste Antonina arrivò da Oriente. Fu portata entro i confini dell’Impero Romano intorno al 160 d.C. dai reduci di una campagna contro i Parti (che vivevano nell’attuale Iran) e dall’Impero si diffuse fra le popolazioni germaniche e galliche. Gli esperti la considerano una grande epidemia di vaiolo, basandosi sulla descrizione fatta dal famoso medico Galeno di Pergamo che, nel suo Methodus Medendi ne elenca i sintomi: febbre, diarrea, eruzioni cutanee secche o in forma di pustole. I morti furono stimati fra i 5 e i 30 milioni e due imperatori, Lucio Vero e Marco Aurelio Antonino, furono tra le vittime. Galeno stesso, non sapendo come curare la malattia, fuggì a Pergamo sperando di scamparla. Una cinquantina di anni più tardi, la Peste di Cipriano arrivò ad uccidere, nella sola Roma, anche 5 mila persone al giorno, e le analisi moderne sui reperti fanno supporre che si sia trattato di una epidemia di vaiolo o di morbillo. Solo dopo il VI secolo d.C il differente decorso delle due malattie ha permesso di individuarne le cause specifiche, ma solo da poco più di un secolo sappiamo distinguere il virus del morbillo da quello del vaiolo, ritenuto più pericoloso ma praticamente ormai debellato.
L’evoluzione del morbillo
Tuttavia, dai tempi della sua prima comparsa in Occidente il virus del morbillo, come tutti gli organismi viventi, si è notevolmente evoluto, e dal XVI fino al XVIII secolo è diventato progressivamente più letale causando gravi pestilenze. È noto che, trasportato nelle Americhe dai viaggi di Colombo, anche il morbillo ha contribuito allo sterminio delle popolazioni indigene. Di recente, studi di paleopatologia e tecnologie paleomolecolari hanno provato a ricostruire il suo albero filogenetico: l’analisi del genoma presenta affinità con quello della peste bovina e la separazione tra i due si presume sia avvenuta verso il XII secolo d.C..
Altre gravi epidemie di morbillo si sono verificate alla fine del ‘700, provocando la morte di migliaia di persone. Ai nostri giorni, i casi registrati in Italia rappresentano circa il 40% di quelli individuati nell’intera Europa e si spera che attivando l’obbligo della vaccinazione possano finalmente diminuire.
Francesco M. Galassi
Un mondo senza vaccini? La vera storia
C’era una volta Edizioni, 2017
pp. 154, Euro 15,00
La preistoria delle epidemie
L’obiettivo del giovane medico e paleopatologo Francesco M. Galassi è quello di dimostrare la falsità e la pericolosità di asserzioni che negano l’importanza delle vaccinazioni, portando dati sulle spaventose epidemie del passato, dovute a virus o a batteri che la medicina tradizionale non sapeva né poteva curare e che i vaccini attuali riescono invece a controllare. L’autore dimostra come la paleopatologia permetta di individuare le origini antichissime e la diffusione delle più gravi malattie infettive, responsabili di vere e proprie stragi nelle popolazioni colpite.
Alterazioni ossee dovute al Mycobacterium tuberculosis si trovano infatti nelle mummie dell’antico Egitto e ancora oggi la tubercolosi è una tra le dieci cause di morte più comuni. Malformazioni d’altro tipo, ritrovate in scheletri del neolitico, sono state attribuite a infezioni dal virus della poliomielite, e deformità probabilmente provocate dallo stesso virus sono state individuate negli scheletri di faraoni vissuti 2500 anni a.C. Dall’antichità fino a tempi non molto remoti, infatti, il virus della polio si diffondeva provocando lesioni alle corna anteriori del midollo spinale lasciando semi paralizzate le sue vittime. A quei tempi la possibilità di ammalarsi era incontrollabile: il contagio si diffondeva senza rispettare le gerarchie o i confini nazionali, e si moriva senza possibilità o capacità di cura.
Nelle guerre, sui campi di battaglia, il Clostridium tetani rilasciava la sua mortale tossina uccidendo i soldati che avevano riportato ferite anche non gravi, mietendo vittime anche dopo eventi naturali come terremoti o tsunami e fra i bambini il cui cordone ombelicale veniva reciso con strumenti non sterilizzati. Uccideva bambini la tossina rilasciata dal batterio responsabile della difterite (Corynebacterium diphteriae) come nell’epidemia del 1613, ricordato in Spagna come El ano de los Garrotillos, l’anno degli strangolamenti, dovuti proprio alla membrana che in questa malattia occludono le vie respiratorie dei malati.
La ricerca dei vaccini
Gli studi per ottenere vaccini che immunizzassero bambini e adulti contro alcune gravi malattie iniziarono con tentativi ed errori fin dal 1700, perfezionandosi nel tempo fino ad ottenere ai giorni nostri prodotti estremamente efficaci. Così il virus del vaiolo esiste ancora ben conservato in laboratori di ricerca, ma non esiste più nelle popolazioni umane grazie alla vaccinazione, obbligatoria fino a non molti anni fa. La poliomielite continua ancora a fare vittime in Nigeria, Pakistan e Afganistan mentre in Europa, grazie alla vaccinazione dei bambini, non esistono più focolai di infezione e, per la stessa ragione, anche le epidemie di pertosse (Bordetella pertussis) sono sotto controllo.
Tommaso Montini
Vaccinamiamoli. Ti vaccino perché ti voglio bene
Il Pensiero scientifico Editore, 2017
pp. 98, Euro 14,00
A ribadire l’importanza delle vaccinazioni è anche il pediatra Tommaso Montini nel suo “Vaccinamiamoli”, dove mette a disposizione la sua competenza di medico per dare ai genitori informazioni sulla situazione attuale e per approfondire le conoscenze sui vaccini attivi obbligatori oggi in Italia.
Il libro risponde alle domande più comuni in maniera chiara ed esauriente, soprattutto adatta a combattere la disinformazione in un campo così importante; inoltre espone con chiarezza le effettive, poche, controindicazioni ai vaccini e la frequenza degli eventuali effetti collaterali. Per esempio, spiega cosa contiene la fiala che si inietta nei bambini come “vaccino esavalente” per proteggerli contro la difterite, il tetano, la pertosse, la poliomielite, l’epatite b e l’influenza di tipo b; e spiega il motivo per cui sono stati accorpati i vaccini contro morbillo-rosolia-parotite e varicella, malattie che in tempi non antichissimi si cercava di far prendere ai bambini sani mettendoli in contatto con quelli che se ne erano casualmente ammalati.
I vaccini moderni
Oggi la vaccinazione conferisce l’immunità senza bisogno di far ammalare i bambini. E Montini non perde occasione di ricordare come il morbillo sia invece ancora una delle prime cause di mortalità infantile in una Africa senza vaccini. L’ultimo capitolo illustra la generale strategia vaccinale studiata dagli epidemiologi a garanzia dell’intera popolazione. Descrive i cicli dei vari vaccini, predispone un calendario per i richiami, definisce le età a cui devono essere somministrati dall’infanzia fino all’età adulta, con particolare attenzione per le donne in gravidanza. Nel rispetto delle ansie legittime di ogni genitore, il tentativo è quello di rassicurarli per vincere insieme, come collettività, la battaglia contro malattie che nel corso dei millenni hanno devastato popolazioni provocando epidemie mortali.