Soffocata dalle temperature sempre più elevate e minacciata dall’industria, dall’agricoltura, dalla plastica e dall’Acanthaster planci, una stella marina invasiva che divora i coralli, la Grande barriera corallina è in serio pericolo. Per salvarla il governo australiano, in partnership con la Great Barrier Reef Foundation, ha stanziato più di 500 milioni di dollari australiani (circa 312 milioni di euro).
L’annuncio è stato dato domenica scorsa dal primo ministro Malcolm Turnbull e dal ministro per l’Ambiente e l’Energia, Josh Frydenberg. “Si tratta del più grande investimento singolo per la conservazione e la gestione della Grande barriera corallina nella storia dell’Australia” ha detto Josh Frydenberg in un’intervista alla Cnn. “La Grande barriera è sottoposta a molte pressioni, ma si tratta di sfide che possiamo superare.
I fondi saranno destinati principalmente alla mitigazione dell’impatto del cambiamento climatico sull’ecosistema ed al miglioramento della qualità delle acque, grazie a pratiche agricole con un ridotto uso di fertilizzanti. Sforzi notevoli saranno fatti anche nella lotta contro la stella marina “corona di spine” (Acanthaster planci), responsabile di invasioni distruttive ai danni dei coralli. Oltre a cercare di salvaguardare le specie esistenti, verranno fatti investimenti nella ricerca scientifica per sviluppare coralli più resistenti alle alte temperature e allo stress luminoso. Infine, verranno incrementati gli sforzi nel monitoraggio della salute della barriera corallina e nella misura dei suoi impatti. “Più conosciamo la barriera corallina, meglio possiamo proteggerla” sottolinea Frydenberg.
Si cercherà così di far fronte alla vera e propria strage che l’ecosistema vivente più grande al mondo, una delle sette meraviglie della natura, sta subendo. I coralli della Grande barriera corallina versano ora in condizioni drammatiche. Un recente studio, pubblicato su Nature, ha mostrato che nel 2016, dopo un periodo straordinariamente lungo di temperature elevate nelle acque dell’Australia nord-orientale, si è assistito allo sbiancamento e alla morte di oltre due terzi dei coralli nella parte settentrionale della barriera. Lo sbiancamento, cioè la perdita di colore in seguito all’espulsione delle alghe che crescono in simbiosi con i coralli consentendone la sopravvivenza, e che sono responsabili dei loro colori sgargianti, è il primo effetto dell’innalzamento della temperatura. Questo fenomeno si è ripetuto anche nel 2017, colpendo questa volta la parte centrale della lunga muraglia naturale. Il ripetersi di questi fenomeni a breve distanza l’uno dall’altro è molto preoccupante. Prima del 2016, c’erano stati solo due eventi di sbiancamento lungo la Grande barriera corallina negli ultimi due decenni, nel 1998 e nel 2002.
La Grande barriera corallina ospita circa 400 tipi di coralli e 1500 specie di pesci ed alcune specie in via di estinzione, tra cui la tartaruga verde e il dugongo, parente stretto del lamantino. Le conseguenze di danni alla barriera corallina per i suoi abitanti potrebbero essere molto gravi. La scomparsa di queste meraviglie sommerse non sarebbe però solo un disastro ambientale, ma anche economico. La Grande barriera corallina si estende per 2300 chilometri su una superficie di oltre 348000 chilometri quadrati, tanto da essere addirittura visibile dallo spazio, e circa 275 milioni di persone contano su di essa per il loro sostentamento. La Grande barriera corallina crea ricchezza, grazie soprattutto alla pesca e al turismo, contribuendo all’economia australiana per circa 6,4 miliardi di dollari all’anno.
“É il più grande ecosistema vivente al mondo e noi abbiamo la responsabilità di salvarla” conclude Frydenberg. “Questo investimento senza precedenti rinforza l’importanza ambientale, sociale, economica e culturale della Grande barriera corallina, e ognuno di noi ha un ruolo nel proteggerla per le generazioni future”.