Le previsioni sul pianeta rosso non sono delle migliori: la tempesta di sabbia che si è abbattuta su Marte il 30 maggio è diventata infatti così grande da circondare ormai l’intera superficie marziana. È una delle più dense mai osservate e, per ora, non mostra segni di ritirata. Opportunity, il rover della Nasa che ormai da quindici anni esplora la superficie marziana, si trova da giorni nel cuore della tempesta. Non avendo più accesso alla luce, che normalmente alimenta le sue batterie, è entrato in modalità standby e sta utilizzando l’energia rimanente per mantenere al caldo i suoi sistemi. E come riporta il sito ufficiale della Nasa, il pericolo è che se la tempesta dovesse durare troppo a lungo il rover potrebbe non riuscire più a tornare in funzione.
A metà giugno la tempesta di sabbia (iniziata il 30 maggio) aveva già raggiunto un’estensione di 35 milioni di chilometri quadrati, ricoprendo un quarto della superficie di Marte. E adesso – chiarisce l’esperto della Nasa Bruce Cantor – è ufficialmente un fenomeno che circonda l’intero pianeta. Dal momento in cui è stato colpito dalla tempesta Opportunity ha smesso le attività scientifiche, entrando in modalità a basso consumo per preservare l’energia e mantenere, si spera, la temperatura necessaria a non danneggiarsi. Durante questa modalità il rover dovrebbe contattare periodicamente la base per rassicurare sulle sue condizioni, ma nonostante gli scienziati non abbiano più ricevuto notizie dal 10 giugno, per ora restano comunque ottimisti. La polvere marziana, infatti, sebbene blocchi l’accesso alla luce solare, dovrebbe assorbire abbastanza energia da mantenere la temperatura attorno a Opportunity più alta del solito, abbastanza da impedirne il danneggiamento, sperano gli scienziati.
Dall’altro lato del pianeta, a mandare le informazioni sull’andamento della tempesta, c’è Curiosity. Su Marte dal 2012, il rover è dotato una batteria ad alimentazione nucleare, e non dovrebbe quindi risentire della tempesta, sebbene sia sovrastato da una quantità di polvere ancora mai affrontata nel corso della sua missione. È per questo che Curiosity ha ora un ruolo fondamentale: permetterà infatti agli scienziati della Nasa di studiare le dinamiche delle tempeste marziane, e potrebbe aiutare a capire, ad esempio, perché alcune sono piccole e durano solo pochi giorni mentre altre sono giganti e durano anche mesi. “Questa è la tempesta ideale per la scienza di Marte”, dice Jim Watzin, direttore del Mars Exploration Program della Nasa. “Abbiamo un numero record di navicelle sul pianeta Rosso, e ognuna ci da un punto di vista diverso sulla formazione e il comportamento delle tempeste, informazioni preziose per le future missioni robotiche e umane”. Le tempeste di sabbia infatti sono un fenomeno ricorrente su Marte, ma eventi di questa portata si registrano solo ogni tre o quattro anni marziani (circa da sei a otto anni terrestri). L’ultimo è avvenuto nel 2007, e Opportunity in quell’occasione ha resistito. La speranza è quindi che il piccolo rover della Nasa riesca a cavarsela anche questa volta.
Riferimenti: Nasa