Lotta all’Aids, fermare l’Hiv con un vaccino a “mosaico”

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(Foto: Niaid/Flickr/CC)

Un passo in avanti nella lotta all’Aids. In un nuovo studio pubblicato su Lancet, un team internazionale afferma di aver ottenuto risultati molto promettenti per un vaccino anti-hiv a mosaico che dovrebbe conferire protezione nei confronti di diversi ceppi virali.

Dai test negli esseri umani il vaccino pare essere ben tollerato e sicuro, e suscitare una risposta del sistema immunitario. La parallela sperimentazione nelle scimmie Rhesus ha inoltre conferito agli animali protezione nei confronti del virus hiv-simile nel 67% dei casi. Premesse fondamentali, che aprono la strada ai trial per provare l’efficacia del vaccino nel prevenire l’infezione da Hiv anche nell’essere umano.

L’Aids oggi

Forse non se ne sente più parlare come una volta ma l’Aids non è scomparsa: si stima che al giorno d’oggi 37 milioni di persone ne siano affette e ogni anno si verifichino milioni di nuove infezioni (1,8 milioni di nuovi casi nel 2016). Non esiste in questo momento una cura per l’Aids, ma i progressi nei trattamenti permettono una vita quasi normale e soprattutto, se la terapia è seguita diligentemente, evitano che i soggetti hiv positivi trasmettano l’infezione.

Per quanto riguarda la prevenzione del contagio, le novità si stanno facendo attendere. Al di là dell’uso del preservativo e della profilassi pre-esposizione per le persone a rischio (che è efficacie ma solo se assunta quotidianamente), le nuove strategie preventive hanno fatto registrare pochi successi, con esisti abbastanza relativi: ci sono tanti ceppi di hiv diversi e il virus ha la capacità di mutare velocemente – problematiche che hanno finora vanificato i tentativi degli scienziati di impedire l’infezione.

Un vaccino “a mosaico”

Un vaccino efficace, insomma, ancora non c’è. Ma qualcosa potrebbe cambiare nel prossimo futuro: in uno studio randomizzato, in doppio cieco con placebo, un nutrito team di scienziati ha testato alcuni vaccini a mosaico, cioè ottenuti combinando parti di diversi ceppi virali, con l’obiettivo di fornire una protezione quasi universale.

I dispositivi medici sono stati sperimentati su 392 persone sane di età compresa tra i 18 e i 50 anni e reclutate tra Stati Uniti, Ruanda, Uganda, Sud Africa e Tailandia. Il trattamento consisteva in 4 somministrazioni di vaccino nell’arco di 48 settimane.

I vaccini testati si sono dimostrati ben tollerati e sicuri, e hanno indotto una risposta anti-hiv da parte del sistema immunitario. Una combinazione in particolare, poi, ha dato prova di significativa efficacia nella sperimentazione parallela che i ricercatori hanno condotto su 72 scimmie Rhesus: il vaccino ha protetto il 67% degli animali dall’infezione di un virus simile a hiv umano.

Tali risultati rappresentano un importante passo in avanti nello sviluppo di un vaccino anti-hiv, ma, come sottolinea Dan Barouch, professore di medicina della Harvard Medical School e autore principale dello studio, “è necessario essere cauti e che sia chiaro che c’è molto lavoro da fare prima che un vaccino efficace contro l’hiv sia facilmente disponibile”. L’esito di questi primi test, infatti, deve essere interpretato come una premessa fondamentale per supporre l’efficacia nel vaccino nell’essere umano, ma la presenza di una risposta immunitaria non costituisce una prova sufficiente.

“Le sfide nello sviluppo di un vaccino contro l’hiv non hanno precedenti e la capacità di indurre risposte immunitarie specifiche contro il hiv non indica necessariamente che un vaccino proteggerà gli esseri umani dall’infezione”, ha aggiunto Barouch.

Tuttavia, i risultati ottenuti fanno ben sperare e permetteranno ai ricercatori di testare l’efficacia del vaccino su 2600 donne a rischio nell’Africa meridionale.

Via: Wired.it

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