Funghi velenosi: un test per capire da quali tenersi alla largaCom sempre a settembre i boschi incominciano a popolarsi di visitatori accorsi per raccogliere funghi, esperti o improvvisati ma comunque animati dalla passione e dal miraggio di una bella scorpacciata. A costo zero ma non priva di rischi per la salute e per la vita.
Non solo perché distinguere un fungo commestibile da uno velenoso non è per nulla banale ma anche perché raccoglitori inesperti o male attrezzati spesso finiscono per perdersi o trovarsi in difficoltà. Fatto sta che ogni anno migliaia di persone arrivano al Pronto Soccorso con sintomi di intossicazione dopo aver consumato funghi o devono essere ricercati e soccorsi.
L’intossicazione, che può avere anche conseguenze mortali, può essere dovuta alla raccolta e al consumo di funghi velenosi (sono centinaia di specie) ma anche di funghi commestibili assunti in quantità eccessive (in particolare i porcini crudi) o che sono stati cotti poco (chiodini) o male (laricini) oppure che non sono in perfette condizioni.
Ma un modo di raccogliere funghi e consumarli in sicurezza esiste. Per non rinunciare a una passione basta seguire i consigli diffusi congiuntamente dalla Società Italiana di Tossicologia (SITOX) e dal Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS). Eccoli qui di seguito.
Decalogo per raccogliere funghi in sicurezza
- Raccogliere solo funghi di cui si è assolutamente certi della commestibilità e, nel dubbio, fare ispezionare il proprio raccolto presso gli ispettorati micologici presenti in ogni ASL.
- Ricordare che non esistono metodi “casalinghi” per il riconoscimento di un fungo velenoso. Per esempio è una falsa credenza che aglio, argento o prezzemolo se anneriti o ingialliti dal contatto con il fungo ne rivelano la tossicità)
- Non fidarsi di un riconoscimento effettuato tramite un libro o addirittura una app: specie commestibili e specie velenose possono essere molto simili.
- Non consumare funghi in quantità abbondanti o in pasti ravvicinati.
- Donne in gravidanza, anziani e bambini piccoli dovrebbero astenersi dal consumo di funghi raccolti non controllati: lavanda gastrica e trattamenti invasivi in queste categorie possono risultare particolarmente rischiosi da effettuare.
- Indipendentemente dall’intensità, dalla durata e da quando si manifestano i sintomi (subito o dopo alcune ore), se dopo aver mangiato funghi si sta male bisogna sempre recarsi al Pronto Soccorso, portando eventuali avanzi del pasto. Cercare di gestire la situazione a casa, assumendo farmaci per ridurre vomito e diarrea, può voler dire rischiare la vita.
- Preferire un buon paio di scarponi da montagna anche su terreni apparentemente poco impegnativi, evitando di indossare stivali di gomma.
- Anche se i cercatori di funghi sono spesso solitari, considerare che in mancanza di compagni anche un piccolo incidente può determinare situazioni difficili.
- Utile può essere quindi il cellulare, anche se sono ancora frequenti le aree “senza campo”. Buona regola è anche comunicare a familiari o conoscenti il luogo e il percorso che s’intende seguire, non variarlo, e avvisare dell’avvenuto rientro. Solo così, in caso di mancato rientro ci sarà qualcuno che potrà dare l’allarme.
- E se ci si smarrisce, non farsi prendere dal panico e tornare sui propri passi. Può essere utile portarsi uno zainetto con un piccolo kit di pronto soccorso (cerotto, disinfettante, garza sterile e benda elastica), un coltello multiuso, un maglione, una giacca impermeabile e antivento, un telo termico (foglio leggero di materiale plastico alluminizzato), una pila frontale, cibo e soprattutto bevande di ristoro. Con poco peso sulle spalle si è in grado di risolvere molti problemi.