James Watson, nuove grane per il premio Nobel razzista

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James Watson, il genetista vincitore del Nobel insieme a Francis Crick e Maurice Wilkins per la scoperta della doppia elica del DNA, torna alla carica con le sue affermazioni sulla genetica delle “razze” umane. In un documentario andato in onda sulla televisione americana, lo scienziato ha nuovamente sostenuto che le persone di discendenza africana hanno un quoziente intellettivo medio più basso di quello dei “bianchi”. Dichiarazioni del genere gli erano costate nel 2007 la direzione del Cold Spring Harbour Laboratory di New York. E ora il prestigioso istituto ha deciso di ritirare anche tutte le onorificenze accumulate da Watson in 40 anni di lavoro, tra cui quelle di rettore emerito e honorary trustee.

James Watson e la congiura del silenzio

L’ormai novantenne James Watson è noto per le sue idee razziste (espresse anche in una intervista rilasciata a Galileo nel 1997), e anche sessiste. Clamorosa la sua gaffe nel 2012 al Neuroscience Open Forum di Dublino: “Avere tutte queste donne attorno”, disse davanti a una platea affollata di scienziate, “rende sicuramente il lavoro più divertente per gli uomini, ma credo anche che loro siano probabilmente meno utili”.  Ma come per un’altra sua recente uscita pubblica – con l’annuncio di voler mettere all’asta il Nobel –  l’obiettivo delle sparate di Watson sembra essere quello di tornare a far parlare di sé. “Nessuno vuole ammettere che io esista”, aveva dichiarato nel 2012 lo scienziato, lamentando di essere ormai diventato una “non persona”, ignorato dalla comunità scientifica in seguito alla figuraccia “storica” del 2007.

Una visione razzista smentita dalla scienza

“Le affermazioni di mio padre potrebbero farlo sembrare un bigotto e un razzista ma la verità è che semplicemente rappresentano la sua lettura, estremamente radicale, del determinismo genetico”, – ha dichiarato il figlio del genetista, Rufus Watson, in un’intervista rilasciata al New York Times, rispolverando la giustificazione avanzata dall’illustre genitore nel 2007.  Un tentativo di difesa umanamente comprensibile ma oggi come già allora del tutto inadeguato e incompatibile con le conoscenze accumulate negli ultimi decenni sulla genetica delle popolazioni umane. Perché, come spiegava a Galileo Guido Barbujani in un’intervista del 2007, oggi la genetica ci dice che non esistono differenze intellettive tra le  cosiddette “razze umane”, anche perché lo stesso concetto di razza umana è privo di fondamento scientifico.

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