Il genere umano affronta ogni giorno migliaia di problemi, dall’inquinamento fino alla fame nel mondo. Trovare una soluzione sembra un’impresa impossibile e non sorprende che, messi di fronte a dilemmi che invece ci colpiranno tra 40 anni, quasi non sappiamo come agire. La situazione sarebbe questa: secondo uno studio pubblicato su Nature Geoscience, la temperatura del nostro pianeta crescerà in media di 1,4 – 3°C da qui al 2050.
I dati sono frutto di 10mila diverse simulazioni condotte da una rete di computer messi a disposizione da un gruppo di volontari. Al centro di tutto l’esperimento c’era Daniel Rowlands, climatologo dell’Università di Oxford. Il suo team di ricerca ha incrociato i dati relativi a diversi fattori che potrebbero influenzare il clima terrestre tra cui la concentrazione di gas serra, l’attività solare, l’albedo planetaria e il trasferimento di calore tra gli oceani e il resto della biosfera.
Così, le variabili prese in considerazione da Rowlands sono state concentrate in un modello di previsione che ha tracciato l’evoluzione del clima terrestre dal 1920 fino al 2080. Resoconto finale: la temperatura del nostro pianeta aumenterà fino a tre gradi centigradi anche in uno scenario di inquinamento atmosferico moderato. Una notizia davvero pessima, visto che le ultime simulazioni parlavano di un incremento massimo di un grado centrigrado.
Ma, come tutti i modelli, anche quello di Rowlands non può ritenersi perfetto al 100%. Nonostante l’immensa mole di dati masticata dai computer, le critiche mosse dalla comunità scientifica non si sono fatte attendere troppo. Julian Hunt, climatologo alla University College London, ha raccontato alla Bbc i propri dubbi circa il fatto di combinare le temperature dei continenti con quelle degli oceani. Infatti, se le prime sono in apparente aumento, le seconde possono essere soggette a fluttuazioni decennali di cui nessuno ha ancora tenuto conto.
Con molta probabilità il futuro del pianeta non potrà essere previsto con esattezza da una rete di computer, ma di certo spetterà agli esseri umani determinare parte degli elementi che potrebbero influenzare il clima. Tuttavia, le conseguenze della riduzione dell’inquinamento sono tutt’altro che scontate. In alcune zone, come l’Asia, il calo di inquinanti nell’atmosfera potrebbe addirittura ridurre la percentuale di raggi solari riflessi fuori dall’atmosfera. E che dire delle grandi quantità di metano – un potente gas serra – liberate dai fondali oceanici?
Una prima risposta a questi dilemmi potrebbe arrivare dalla piattaforma Climate-Adapt, il progetto dell’Unione Europea pensato per ridurre o minimizzare i danni dovuti al cambiamento climatico. Attraverso questo strumento, i governi cercheranno di far fronte alle emergenze dettate dal clima coordinando gli sforzi e applicando strategie di contenimento. Ma, soprattutto in questo caso, non c’è molto spazio per le previsioni.
via wired.it
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