La leishmaniosi è in cammino verso nord, ed ha raggiunto Trentino Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Piemonte e Valle D’Aosta. Può sembrare strano pensare che in queste regioni, persino nelle aree prealpine, possa diffondersi una malattia tipica dei luoghi tropicali. Ma gli ultimi dati raccolti dal Centro di Referenza Nazionale per le Leishmaniosi (C.Re.Na.L) per il Ministero della Salute (riferiti al 2006) lo confermano: diversi casi di leishmaniosi sono stati osservati anche molto a nord, e l’insetto vettore – chiamato flebotomo, o più comunemente pappatacio, più piccolo di una zanzara – è dichiarato ormai endemico anche in città non certo tropicali, come Varese e Trento.
Cos’è la leishmaniosi canina
La leishmaniosi canina è una malattia causata da un protozoo, Leishmania infantum, che viene trasmesso tramite la puntura del flebotomo. Che sviluppi i sintomi o meno, una volta infettato, il cane rimane per sempre un “serbatoio” del parassita: quando la malattia si sviluppa, può essere tenuta sotto controllo, ma non può guarire, proprio per questo la prevenzione è fondamentale. E c’è di più: se la patologia non viene adeguatamente trattata, può progredire e diventare molto grave, fino a portare in alcuni casi alla morte del cane. Non va quindi sottovalutata e per questo è bene informarsi e fare pizza pulita di tnte false credenze in circolazione. Vediamo quali sono.
Cinque miti da sfatare sulla leishmaniosi canina
1) La leishmaniosi canina non è grave e guarisce da sola
FALSO. Se è vero che non tutti i cani che vengono contagiati sviluppano la malattia, è però vero che non riescono comunque a debellare il protozoo. Se si sviluppa la malattia, i sintomi vanno dalla facile stancabilità al dimagrimento, dalla comparsa di forfora alla perdita del pelo, dalla sovracrescita delle unghie alla comparsa di sangue dal naso. Se ben curata, può essere tenuta sotto controllo, in caso contrario può progredire fino all’insufficienza renale cronica e/o causare la perdita della vista (uveite), e può portare anche alla morte.
2) Il mio cane è già stato contagiato, non ha bisogno di protezione
FALSO. Sia un cane soltanto infetto sia un cane ammalato rappresentano un “serbatoio” della malattia (le forme infettanti del protozoo rimangono nella circolazione periferica e nel derma). Le misure di prevenzione sono molto utili anche in questi casi, perché evitano che un pappatacio, pungendo il cane, possa a sua volta trasmettere l’infezione ad altri cani.
3) Un cane malato o infetto rappresenta un grande rischio per gli esseri umani
FALSO. Anche se la leishmaniosi è una zoonosi, cioè una malattia che può colpire anche gli esseri umani, non può però essere trasmessa in modo diretto né da un cane a un altro né da un cane a un essere umano: è sempre necessaria la puntura di un pappatacio, che è l’unico vettore della Leishmania. L’eventualità che l’insetto, dopo aver punto un animale malato, possa pungere un essere umano è considerata molto rara per via delle abitudini e dell’ecologia del pappatacio stesso, diverse da quelle di una zanzara. In generale, è comunque vero che proteggere il proprio cane, malato o meno, evitando che venga punto, significa proteggere se stessi e la comunità in cui si vive.
4) La leishmaniosi umana è un’epidemia in Italia
FALSO. La leishmaniosi umana rappresenta un’emergenza sanitaria in diversi paesi in via di sviluppo e non va certo sottovalutata, ma è bene evitare isterismi. Nell’essere umano l’infezione decorre asintomatica nella stragrande maggioranza dei casi e in Italia si verificano circa 200 casi l’anno. Il rischio che si sviluppi la malattia è maggiore nei bambini piccoli e nelle persone immunodepresse o che vivono in condizioni disagiate, con scarsa igiene. La diagnosi precoce consente di guarire dalla malattia nel 98% dei casi senza conseguenze.
5) Per evitare la puntura dei pappataci si può usare qualsiasi prodotto antiparassitario
FALSO. I pappataci non si comportano come le pulci e le zecche. A differenza delle zecche, un pappatacio infetto trasmette immediatamente all’ospite la forma infettante di Leishmania. Studi di laboratorio e di campo hanno dimostrato che la migliore protezione si ottiene con prodotti specifici in grado di ridurre il rischio di puntura e quindi di trasmissione del protozoo. È importante parlare con il veterinario per informarsi sul tipo di protezione più indicata per il proprio cane.
Ma i dati si riferiscono all’anno 2006?
Fresche l.’ova!
Purtroppo sono gli unici disponibili…