Sequenziare il genoma di 5mila insetti e altri antropodi nei prossimi 5 anni: è l’ambizioso progetto di ricerca chiamato ‘5000 insect genome project’ o brevemente i5k, presentato a marzo scorso con una lettera su Science e ora rilanciato con un’intervista ai promotori su American Entomologist.
La specie umana ha sempre avuto un rapporto di conflittualità con gli insetti: di alcune specie ha imparato a sfruttare le potenzialità, come nel caso delle api e della produzione di miele, ad altre ha dichiarato guerra, per esempio a quelle che distruggono piantagioni o che sono portatrici di malattie anche letali, come nel caso della malaria. Grazie all’analisi genetica i ricercatori sperano di poter identificare i geni che rendono gli insetti sensibili o resistenti alle sostanze chimiche, così da poter preservare le specie considerate ‘amiche’ e combattere meglio le ‘nemiche’. Svelare i punti di forza, e soprattutto i punti deboli, delle diverse specie è infatti il principale obiettivo di questo studio.
“Dall’elaborazione di questi dati speriamo di ottenere informazioni utili sui meccanismi di resistenza agli insetticidi e sui metodi di trasmissione delle malattie in modo tale da poter sviluppare dei rimedi sempre più mirati ed efficaci per controllare o addirittura eliminare il problema”, sottolinea Daniel Lawson, uno dei promotori dell’iniziativa dell’Istituto di Bioinformatica Europea.
Le tecnologie per il sequenziamento genico progrediscono rapidamente causando una diminuzione dei costi legati alla procedura: un trend che permette agli entomologi di essere fiduciosi sulla fattibilità del loro progetto. I promotori invitano i ricercatori da tutto il mondo a iscriversi al progetto e creare pagine wiki in cui segnalare gli insetti che dovrebbero essere sequenziati, quelli che eventualmente sono stati già mappati, per scambiarsi opinioni con chi sta lavorando a progetti simili.
“Stiamo cercando di contattare tutti coloro che lavorano sugli insetti per capire se avere delle informazioni sul genoma delle specie su cui stanno lavorando potrebbe aiutarli”, ha dichiarato Susan J. Brown, della Kansas State University. “Pochi ricercatori stanno lavorando sulla trascrittomica, cercando di capire cioè perché alcuni geni vengono trascritti in certi contesti, condizioni ambientali o periodi della vita. Analizzare l’intero genoma di numerose specie ci aiuterà a capire le differenze mettendo a confronto questi geni e non studiandoli in un solo organismo”.