Si apre uno spiraglio di luce nella crisi di una delle più apprezzate istituzioni scientifiche del nostro Paese. Il Sincrotrone di Trieste, che si è ritrovato nelle ultime settimane a un passo dalla chiusura per cronica mancanza di fondi, dovrebbe essere salvato da un provvedimento urgente del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca. Ma poiché di quel provvedimento non si conoscono ancora i dettagli, è ancora presto per dichiarare il cessato allarme. Andiamo con ordine. La macchina di luce di sincrotrone “Elettra”, situata nell’Area Science Park di Trieste e inaugurata nel 1994, è un acceleratore di particelle unico in Europa: un anello di accumulazione di 260 metri di circonferenza formato da un tubo di acciaio del diametro di alcuni centimetri dal quale si diramano le linee di luce e le relative stazioni sperimentali. Stazioni (in sostanza, microscopi) utilizzate da decine di gruppi di ricerca europei per studi sulla forma e composizione di proteine e di virus, sullo sviluppo di reazioni chimiche e la progettazione di prodotti farmaceutici; o per l’esame della struttura di nuovi materiali e la costruzione di nuovi dispositivi microelettronici e micromeccanici.La struttura, presso cui lavorano 240 lavoratori metalmeccanici, è gestita dalla “Società consortile per azioni Sincrotrone”, e dipende in modo decisivo dai finanziamenti statali. Nel corso delle ultime settimane le rappresentanze sindacali della struttura avevano sollevato con una serie di iniziative, da scioperi simbolici a conferenze stampa rivolte alla stampa locale nonché a quella scientifica internazionale, il drammatico problema della situazione finanziaria della società. “Il sincrotrone”, ha spiegato Silvia di Fonzo, delegata sindacale FIOM-CGIL, “si trova da tempo a operare senza un budget sufficiente. E’ dalla prima parte del 2003 che il suo budget non viene rinnovato. Per coprire i normali costi di operazione, la struttura è stata quindi costretta a ricorrere a prestiti bancari, accumulando un debito di oltre 14 milioni di euro, superiore quindi al budget annuale assegnato che è di 12,9 milioni di euro”.In più, si è visto assegnare di recente da un consorzio di ricerca europeo il compito di sviluppare un ambizioso apparato sperimentale di nuovissima generazione, il laser a elettroni liberi “FERMI” (Free Electron laser Radiation for Multidisciplinary Investigations). Questa nuova sorgente di luce sarà la prima nel suo genere al mondo, e permetterà un salto di qualità nel campo delle nanotecnologie e dell’osservazione microscopica. Purché si trovino i soldi per realizzarlo, perché il Ministero ha assegnato alla società Sincrotrone Trieste fondi in grado di coprire solo il 20 per cento delle spese per la realizzazione del laser (120 milioni di euro). Un altro 50 per cento del costo complessivo può essere coperto con un prestito della European Investment Bank, che però deve essere ripagato e va solo ad aumentare i debiti della società. “Ai primi di gennaio” spiega Fabio Barbo, delegato RSU Fiom, “la società aveva 15 milioni di esposizione verso le banche, cioè il limite che era stato fissato dal consiglio di amministrazione per spegnere la macchina”. Insomma proprio quando l’eccellenza della struttura viene riconosciuta con l’incarico di costruire la macchina più avanzata al mondo nel suo campo, questa rischia la chiusura perché non ha i fondi per farlo. Ora però una via di uscita si inizia a intravedere. Il MIUR ha comunicato di avere approvato, il 21 gennaio, un decreto legge che prevede un finanziamento di 14 milioni di euro per la struttura e assicura la garanzia dello stato sui prestiti della Banca Europea. “Se si tratta di un finanziamento stabile, pluriennale, dovrebbe essere sufficiente a coprire le spese di gestione ordinaria della struttura e la realizzazione di FERMI. Se invece fosse un provvedimento una tantum per il 2005 avremmo solo rimandato il problema” spiega Barbo. “E questo non potremo saperlo con certezza fino a quando, entro 60 giorni, il decreto non verrà convertito in legge ordinaria. Quindi è presto per cantare definitivamente vittoria, ma è comunque un risultato importante ottenuto grazie alla mobilitazione compatta di tutti i dipendenti della struttura”.