La permanenza di nuvole di acido nitrico e ghiaccio nella stratosfera contribuisce all’assottigliamento della fascia di ozono sulla regione artica. E il problema potrebbe riguardare in futuro anche le zone popolate del Nord America e dell’Europa. Lo rivela a Washington un gruppo internazionale di scienziati, in occasione del congresso annuale dell’American Geophysical Union. Durante lo scorso inverno le nuvole, che si formano sull’Artico tra i 15 e i 40 chilometri di altitudine e che promuovono una serie di reazioni chimiche a danno dell’ozono, si sono rivelate di maggiori dimensioni e più persistenti del previsto. Il meccanismo che incentiva la formazione delle nuvole sembra legato all’effetto serra, che provoca un riscaldamento dell’atmosfera a contatto con la superficie terrestre, ma anche un abbassamento della temperatura nella stratosfera. “L’Artico sta diventando più freddo e umido”, ha detto Azadeh Tabazadeh, ricercatrice Nasa che si occupa di modelli di previsione al computer, “e inizia ad assomigliare all’Antartide, dove ogni primavera si riforma il buco nell’ozono”. I mutamenti climatici diminuiscono quindi i benefici dell’abbassamento del livello di clorofluorocarburi nell’atmosfera, i principali imputati per la distruzione della fascia d’ozono. “Se i modelli sono corretti e se la stima del tasso di raffreddamento della stratosfera è giusta”, conclude Tabazadeh, “prevediamo che entro il 2010 l’ozono nella stratosfera artica diminuirà di circa il 30 per cento”. (v.l.)