L’analisi del Dna di scheletri di agricoltori europei del periodo Neolitico, sepolti in Germania, Austria e Ungheria e risalenti a circa 7.000 anni fa, mostra poche affinità genetiche con le popolazioni moderne. La scoperta, firmata su Science dal paleoantropologo molecolare Wolfgang Haak della Johannes Gutenberg University di Mainz, in Germania, riapre l’annoso dibattito sulle origini degli europei. Le teorie prevalenti sono due: la prima sostiene la discendenza più recente da agricoltori che hanno colonizzato il nostro continente nel Neolitico, circa 8.000 anni fa; la seconda, invece, ritiene che gli europei derivano dai cacciatori dell’era Paleolitica, antenati di oltre 40.000 anni fa. Il nuovo studio supporta la seconda ipotesi. I ricercatori hanno esaminato il Dna mitocondriale di 24 resti fossili umani di 16 famiglie che vivevano in diversi siti agricoli europei. Sei di questi scheletri appartengono a una linea genetica, chiamata N1a, molto rara nel mondo e quasi assente in Europa. Secondo i ricercatori, l’agricoltura sarebbe stata portata in Europa da uno sparuto gruppo di genti provenienti dall’Oriente, ma sarebbe stata sviluppata nel nostro continente dai cacciatori paleolitici che già abitavano il continente. Tuttavia, secondo altri studiosi, i dati non sono sufficienti a rispondere definitivamente alla questione. (a.l.)