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L’eruzione che prosciugò il Nilo

Nel 1783 l’eruzione del vulcano Laki, nel sud dell’Islanda, uccise 9 mila abitanti dell’isola. Nello stesso anno una carestia in Egitto ridusse la popolazione della valle del Nilo di circa un sesto. Ora, per la prima volta, i due drammatici eventi sono stati collegati e si presentano come le due facce di una stessa medaglia.

Grazie a un software che ha simulato le condizioni atmosferiche del tempo, sviluppato dai ricercatori del Goddard Institute for Space Studies della Nasa, gli scienziati dell’Università del New Jersey e dell’Università di Edimburgo sono riusciti a ricostruire cosa accadde in quell’anno: nel giugno 1783 il vulcano Laki iniziò a dare vita a una serie di eruzioni – considerate le più estese avvenute ad alta quota negli ultimi mille anni – che produssero un fronte lavico di oltre cinque chilometri cubici e più di 100 milioni di tonnellate di biossido di solfuro e gas tossici che uccisero vegetazione, animali e persone.

Quell’anno, secondo la ricostruzione della Nasa, a causa dei gas sprigionati dal vulcano, che isolarono la superficie terrestre dai raggi del Sole, l’estate fu particolarmente fredda nell’emisfero nord. Un fenomeno che ridusse lo scarto di temperatura fra la terra emersa e gli oceani, differenza da cui prendono forza i monsoni, i venti periodici che portano forti piogge nelle zone tropicali. I monsoni indeboliti produssero scarse precipitazioni che, concludono i ricercatori su Geophysical Research Letter, lasciarono la valle del Nilo priva delle consuete innondazioni e quindi gli abitanti nell’impossibilità di irrigare i campi e in ultima analisi senza cibo. (l.g.)

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