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Persi nella Rete

I più importanti siti che veicolano l’informazione scientifica rischiano di scomparire in un Web che è ogni giorno più accessibile, ma che non permette di distinguere le fonti più accreditate dalle altre.
L’osservazione è emersa da una ricerca condotta da Ralph Schroeder e i suoi colleghi dell’Oxford Internet Institute (Usa). Lo studio ha preso in esame il modo in cui i ricercatori accademici si relazionano con la Rete. Sono stati scelti in particolare alcuni temi di grande attualità, come Hiv/Aids, cambiamenti climatici, terrorismo. A causa della popolarità di questi argomenti, sempre più persone (non solo i ricercatori) cercano informazioni sul Web attraverso parole-chiave generiche e accedono a una molteplicità di siti, non soltanto di carattere scientifico.

Fino a poco tempo fa Internet era utilizzato principalmente dai ricercatori e gli articoli accademici apparivano in testa nella classifica dei motori di ricerca. Con la crescita esponenziale del numero di fruitori del Web, però, i siti scientifici sono retrocessi dalla top-30 dei motori di ricerca e i primi link della lista sono quelli relativi ai siti più visitati. Il criterio della classifica, quindi, non è dipendente dall’esattezza dei contenuti e dall’importanza del sito che li diffonde.

Dall’indagine è emerso che i ricercatori utilizzano fonti che non appaiono nelle prime due-tre pagine di Google, ma si servono del motore di ricerca come promemoria per individuare le fonti già conosciute. Il Web appare ben lontano dall’essere una fonte di informazioni neutrale, in quanto di fatto può indirizzare le ricerche e siti come Google determinano “vincitori e perdenti” nel gioco della visibilità. (t.m.)

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