La III Commissione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato ieri la moratoria globale sulle esecuzioni con 99 voti a favore, 52 voti contrari e 33 astensioni. Il documento approvato dovrà essere poi ratificato dall’Assemblea Generale, il prossimo dicembre, ma il segnale che arriva oggi dall’Onu ai paesi che ancora contemplano la pena capitale nel loro ordinamento è molto chiaro. La risoluzione di ieri, oltre a chiedere una moratoria sulle esecuzioni in vista dell’abolizione, sollecita gli Stati a “rispettare gli standard internazionali che prevedono garanzie sulla protezione dei diritti delle persone che sono condannate a morte” e a “limitare progressivamente l’uso della pena di morte, riducendo il numero dei reati per i quali può essere imposta”.
Al risultato plaudono le organizzazioni non governative come Amnesty International e Nessuno tocchi Caino, ma anche il governo italiano, che in questi mesi ha lavorato perché si giungesse a questo esito. “È un grosso successo per il Paese, per il governo, per il Parlamento e per la società civile”, ha detto l’ambasciatore italiano Marcello Spatafora dopo la votazione. L’approvazione della moratoria sulla pena di morte rappresenta ‘la bella faccia dell’Italia, la forza dei Radicali quando sanno combinare la non violenza con le istituzioni’, ha commentato il ministro per le Politiche Comunitarie, Emma Bonino. Già due volte negli anni Novanta (nel 1994 e nel 1999) i Paesi del partito della pena di morte erano riusciti a far deragliare iniziative simili spaccando la coesione europea. “Stavolta invece l’Europa ha tenuto”, ha commentato il sottosegretario agli esteri Gianni Vernetti, a New York per seguire in aula l’ultima tratta della maratona.
Intanto proprio dagli Stati Uniti arriva un segnale significativo, dove la Corte Suprema ha fermato in extremis la mano del boia della Florida, confermando l’orientamento alla moratoria di fatto sulle iniezioni letali. (e.m.)