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Ecco la vera origine della Luna

Far coincidere la pratica con la teoria non è sempre facile. Prendiamo per esempio la Luna: la principale  ipotesi per spiegare la sua origine prevede l’impatto della Terra con un corpo planetario grande quanto  Marte (e noto come Theia), avvenuto circa 4,5 miliardi di anni fa. Nato in questo modo, il nostro satellite dovrebbe aver ereditato i caratteri di entrambi i corpi celesti. E invece no, somiglierebbe del tutto alla Terra, per quel che riguarda la  composizione isotopica di alcuni elementi, come  ossigeno e  titanio. Un bel problema per la teoria dell’impatto, che ora però due studi pubblicati su Nature e Science cercano di risollevare, chiamando in causa nuove variabili con analisi delle rocce lunari e simulazioni al calcolatore.

Uno dei punti principali riguarda le osservazioni su campioni rocciosi raccolti nelle missioni Apollo, su campioni terrestri e meteoriti marziani. Le analisi effettuate da James Day della Scripps Institution of Oceanography, insieme a  Randal Paniello e Frédéric Moynier della Washington University di St. Louis, pubblicate su Nature, mostrano bassissimi livelli di zinco, sostanza volatile (ovvero che evapora facilmente), nelle rocce lunari, arricchite però da isotopi pesanti dello stesso elemento.

Testimonianze, quelle del frazionamento isotopico, cercate a lungo e che secondo i ricercatori conforterebbero l’ipotesi di un grande evento di evaporazione, ha spiegato Day:  “Come rimuovere tutti i volatili da un pianeta o, in questo caso, da un corpo planetario? È necessario un grande evento di fusione della Luna per fornire il calore necessario a far evaporare lo zinco”. Un evento che potrebbe essere stato proprio quello di un grande impatto, che avrebbe permesso agli elementi volatili più leggeri di scappare prima che il materiale vaporizzato nella collisione potesse condensare. Anche se, spiegano ricercatori, resta aperta una questione: spiegare perché la  Terra, coinvolta nell’impatto, non sia anch’essa povera di  elementi volatili, e anche perché sia così ricca di acqua.

Ma lo studio su Nature non è l’unico riabilitare la teoria dell’impatto. Ci sono anche le simulazioni al computer. I modelli precedenti su questa ipotesi prevedevano che la collisione gigante avesse avuto lo stesso  momento angolare (una grandezza fisica legata alla rotazione) avuto oggi dal  sistema Terra-Luna. Una piccola digressione per chi è completamente a digiuno di fisica: il momento angolare è una grandezza vettoriale (ossia contraddistinta da un modulo, o lunghezza, una direzione e un verso) che serve a caratterizzare un corpo in rotazione. Si calcola a partire dalla massa, dalla velocità e dalla distanza dell’asse di rotazione: in generale, più velocemente ruota un corpo, o più è distante dall’asse di rotazione, maggiore è il modulo del suo momento angolare.

Il team guidato da Matija Ćuk del  Seti Institute e Sarah T. Stewart della Harvard University – a capo di uno dei due studi su Science – ha provato a riformulare le ipotesi, partendo da un momento angolare della Terra più elevato in prossimità della collisione. Secondo le simulazioni al computer effettuate dai ricercatori così infatti si potrebbe giustificare la formazione di un disco lunare – da cui sarebbe nato appunto il nostro satellite – fatto di materiale terrestre (quello del mantello). Rendendo in questo modo ragione dell’eredità principalmente materna e dell’attuale momento angolare mantenuto dal sistema, ammettendo però che sia stato diminuito dall’influenza gravitazionale del Sole.

Ma i conti sembrano tornare anche cambiando ancora le dinamiche del sistema di partenza. Nello studio presentato da Robin Canup del Southwest Research Institute (Texas), sempre su Science, i ricercatori hanno effettuato sempre delle simulazioni al computer, stavolta però immaginando un impatto tra oggetti celesti dalla grandezza comparabile, entrambi con una massa simile a quella Terra, e che prevedesse uno scontro a velocità più basse tra questi due giganti.

Secondo le previsioni di Canup, anche in questo caso il momento angolare del sistema generato sarebbe stato maggiore, proprio come suggerito dal team di Cuk. A tal proposito ha spiegato Canup: “Ammettendo un più alto momento angolare iniziale per il sistema Terra-Luna, il lavoro di Cuk e Stewart ha permesso per la prima volta agli impatti di produrre in modo appropriato un disco massivo con la stessa composizione di quella del mantello del Pianeta”.

Via: Wired.it

Credits immagine: Nasa/Jpl-Caltech

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