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Fiumi sorvegliati speciali

Lo straripamento di un corso d’acqua è, naturalmente, preceduto dal movimento di sabbia, argilla e detriti che rendono il liquido torbido. Riuscire a seguire l’evoluzione del processo di intorbidamento delle acque permetterebbe, pertanto, un attento monitoraggio del sito. Ancora di più se questo si potesse fare per immagini. Ma sottoporre un corso d’acqua a esame topografico costante non è cosa semplice. Oggi un team di ricercatori del Laboratorio di Geofisica Applicata del Politecnico di Torino, guidati da Luigi Sambuelli, ha messo a punto il prototipo di un sistema capace, in laboratorio, di individuare appena 10 grammi di argilla in un litro d’acqua. Finita la parte teorica viene ora il momento di quella pratica. Ma il passaggio non è immediato.”Per eseguire delle applicazioni pratiche in un corso d’acqua”, ha spiegato Sambuelli durante un workshop organizzato dalla Scuola internazionale di Geofisica Applicata del Centro di cultura scientifica “Ettore Majorana” di Erice, “bisogna adottare una serie di accorgimenti, a cominciare dal modellamento della sezione che, per rimanere regolare, deve essere opportunamente imbrigliata”. Si tratta della stessa procedura che viene condotta per misurare la portata di un fiume o di un torrente. “All’interno dell’alveo in esame vengono successivamente posizionati, a intervalli regolari, delle placche metalliche che fungono da elettrodi, connessi tra loro con dei cavi, a loro volta collegati con lo strumento di base”. A questo punto il sistema è in grado di riprodurre in immagini le sezioni del corso d’acqua. “L’esame topografico”, spiega ancora Sambuelli, “ci fornisce delle mappe a chiazze ricavate dalla sezione del fiume: la conducibilità elettrica di queste chiazze è legata alla presenza di solido nell’acqua”. Pertanto, misurando questa caratteristica, è possibile stabilire la quantità di detriti che si trova in un’area delimitata. “Grazie ai sedimentologi siamo già in grado di stabilire, con una sufficiente attendibilità, anche la qualità dei detriti”, sottolinea il ricercatore. Con gli opportuni accorgimenti, il sistema può rappresentare un valido supporto per la Protezione Civile. I ricercatori del Politecnico di Torino suggeriscono per le applicazioni pratiche di affidare la gestione del sistema di monitoraggio a un software. L’idea è quella di eseguire la tomografia elettrica dei corsi d’acqua a rischio straripamento, a intervalli di tempo regolari. Un monitoraggio ogni sei ore – secondo gli esperti – potrebbe essere ideale, in condizioni ottimali. Qualora dovessero essere riscontrate variazioni di conducibilità elettrica (quindi di cambiamento della miscela acqua solido) sarà compito del software accorciare i tempi di monitoraggio, in maniera da avere tomografie a ripetizione. Il software può essere programmato in maniera tale da attivare – in caso di pericolo – una serie di procedure: invio di sms telefonici, fax, e-mail, allarmi sonori. Per affinare la metodologia i ricercatori del Laboratorio di Geofisica Applicata del Politecnico torinese, entro l’estate, effettueranno ulteriori test sperimentali sfruttando gli impianti disponibili presso la facoltà di ingegneria idraulica dell’ateneo. I test, finora effettuati, sono stati condotti prima su una vasca di acqua statica e, successivamente, in una vasca nella quale l’acqua ha raggiunto una modesta velocità. L’utilizzazione pratica del sistema, nel suo complesso, appare ormai scontata. Gli ulteriori test sperimentali, tuttavia, sono utili per affinare la complessa metodologia d’indagine.

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