Non prima di 18 mila anni fa. È questo il limite cronologico fissato per il popolamento dell’America da un recente studio condotto sul patrimonio genetico dei nativi americani. A tale periodo risale infatti, al più tardi, la mutazione M242 dell’aplotipo 10, la variante più antica del cromosoma Y diffusa tra gli amerindi. M242 è comune sia ai nativi americani sia ai popoli asiatici da cui hanno avuto origine e quindi i primi gruppi umani devono aver raggiunto il Nuovo Mondo dopo la comparsa della mutazione. I risultati ora disponibili accreditano la tesi del popolamento dell’America al termine dell’ultima Era Glaciale, circa 13 mila anni fa. È invece improbabile che l’evento sia avvenuto 30 – 40 mila anni fa, come sostengono altri studiosi. Restano tuttavia di difficile interpretazione alcuni reperti ossei. I più antichi scheletri di amerindi presentano infatti crani di forma allungata tipici delle popolazioni europee. Ma per Spencer Wells, co-autore della ricerca, la forma allungata sarebbe riconducibile a un lontano progenitore asiatico comune a europei e nativi americani. Successive migrazioni dall’Asia orientale avrebbero invece favorito la diffusione tra i nativi di tratti somatici quali la fronte piatta e larga e gli zigomi sporgenti, ancor oggi predominanti nei discendenti. Lo scienziato non può comunque escludere, per quanto improbabile, che la traccia genetica di più antichi gruppi di popolamento sia sfuggita all’identificazione.(g.p.)