Via da Viale Marx

Un trasloco in fretta e furia. Con destinazione al momento ignota, almeno ufficialmente. È quello che aspetta il personale di diversi istituti del Consiglio Nazionale delle Ricerche, che attualmente hanno sede a Roma, in Viale Marx. La decisione di abbandonare questo edificio, che ospita da circa 18 anni le attività dell’ente, è stata presa alcuni mesi fa dalla direzione. Questione di costi (l’affitto dell’edificio costa circa 1,6 milioni di euro l’anno per 18 mila metri quadri) e di sicurezza (manca la certificazione antincendio). Una situazione onerosa e non a norma che si trascinava da anni e andava risolta. Dunque, da Viale Marx bisogna sloggiare entro il 14 maggio. Il problema è: per andare dove?La questione riguarda ben sette istituti. Quello di neurobiologia, quasi interamente collocato in Viale Marx; quelli di biologia e patologia molecolare, di ingegneria biomedica, di neuroscienze, di tecnologie biomediche e di fisiologia chimica, presenti con sezioni; e, soprattutto, l’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione (Istc), che è quello che rischia più seriamente il blocco delle attività. Per questo istituto è prevista infatti la costruzione di una nuova sede nell’area della ricerca di Roma I, a Montelibretti. Sede che però non sarà pronta prima di almeno cinque mesi, secondo le stime più ottimistiche: al momento non è stato posato nemmeno un mattone. Nelle settimane scorse tanto le rappresentanze sindacali quanto l’Osservatorio sulla Ricerca hanno lamentato sia la poca tempestività con cui è stato comunicato l’imminente trasloco (la data di ufficializzazione è il 15 marzo) sia, soprattutto, la mancanza di indicazioni chiare, da parte della direzione del Cnr, sulla sede alternativa individuata in attesa che sia pronta la sede di Montelibretti. Addirittura, secondo fonti sindacali citate dall’Osservatorio, alcuni dirigenti del Cnr avrebbero suggerito ai ricercatori di cercare da sé qualcuno disposto a ospitarli. L’Osservatorio sulla Ricerca ha fatto circolare, all’inizio di aprile, un appello (sottoscritto tra gli altri da Carlo Bernardini, Marcello Buiatti, Enrico Bellone, Tullio de Mauro) che sollecitava la direzione dell’ente a risolvere il problema. A quell’appello è seguita una presa di posizione della direzione del Cnr, che in un comunicato stampa ha fatto sapere che le soluzioni in realtà ci sono: per molti, in particolare per il personale dell’Istituto di Neurobiologia, trasferimento presso il Polo di Neuroscienze, dove l’attività di ricerca si svolgerà in collaborazione con la Fondazione Santa Lucia e la Fondazione Ebri. E per l’Istc, “parcheggio” nell’edificio del Cnr di via San Martino della Battaglia, in attesa che sia pronta la sede di Montelibretti. Senza grandi ripercussioni sui lavori del ricercatori, spiegano dalla direzione dell’ente, visto che gli studi psicologico-cognitivi non hanno bisogno di laboratori scientifici. In più, i vertici del Cnr ricordano di avere informato le direzioni dei relativi istituti del trasloco fin dall’ottobre 2004, e attribuiscono ai fautori della protesta, definita strumentale, la volontà di procrastinare ingiustificati sprechi con ulteriori ritardi Rino Falcone, portavoce dell’Osservatorio sulla Ricerca e ricercatore presso lo stesso Istc, respinge al mittente sia le accuse che le rassicurazioni. “A ottobre ci sono state solo comunicazioni informali da parte dell’ente. A tutt’oggi non esiste un atto ufficiale del Cnr che indichi la nuova sede scelta per il nostro istituto, a meno di considerare tale un comunicato stampa. Non è nemmeno possibile prendere visione delle delibere del Cda, che invece dovrebbero essere pubbliche”. Falso anche, secondo Falcone, che l’Istc non abbia attività di laboratorio e quindi non venga danneggiato dalla sistemazione, provvisoria ma non brevissima, in spazi non attrezzati. “Abbiamo almeno tre laboratori veri e propri; uno di domotica, uno di robotica evoluzionistica, e un laboratorio di fonetica, attrezzato con costose cabine insonorizzate che possono essere montate solo in locali adatti. Non solo, ma il trasporto di queste ultime attrezzature è delicato e costoso: già un solo trasloco costa più o meno come ricomprarle nuove, non parliamo di due nel giro di pochi mesi”. E in realtà, la stessa previsione di soli cinque mesi per indire una gara d’appalto, costruire e attrezzare una sede e completare un trasloco appare molto ottimistica. Anche se, precisa Falcone, dipenderà dal tipo di edificio che si vuole costruire. E al momento, non c’è ancora modo di saperlo.

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