In concomitanza con la visita del presidente russo Vladimir Putin, Umar Khambiev, medico ed ex ministro della Sanità del governo ceceno, è giunto ieri in Italia per chiedere asilo politico. Al suo arrivo in aeroporto a Fiumicino ha passato cinque ore di fitti controlli prima di poter mettere piede nel paese. Ma oggi, in attesa che la commissione rifugiati analizzi la sua richiesta di asilo, è tornato a denunciare, insieme agli esponenti del Partito Radicale Transnazionale, la questione dei diritti umani in Cecenia in una conferenza stampa alla Camera dei Deputati.
Detenzioni arbitrarie, esecuzioni extragiudiziali, rapimenti, torture e repressione contro le aspirazioni autonomiste sono ancora all’ordine del giorno in Cecenia e nel Caucaso. Tutto ha inizio nel 1991. Dopo il crollo del regime sovietico, la Cecenia cerca di separarsi da Mosca e vince la prima guerra, ma nell’ottobre 1999 il governo sovietico prova a stroncare con la forza le aspirazioni indipendentiste rifiutando le proposte di accordo presentate da Aslan Maskhadov, presidente ceceno dal 1997 e poi leader dei ribelli. Durante il conflitto la Russia ha eliminato tutti gli attivisti lasciando che l’esercito commettesse violenze di ogni tipo contro la popolazione civile. La situazione è poi precipitata con l’assassinio di Maskhadov nel 2005, dopo il quale il governo russo ha imposto nel paese il proprio governo, portando avanti sistematiche vendette contro gli oppositori e le loro famiglie.
“La situazione è la stessa di cinque anni fa ed è legata all’atteggiamento dei governi europei nei confronti della Russia”, spiega Khambiev che da tempo vive in Europa dopo aver denunciato le torture russe alle quali è stato sottoposto insieme ai suoi collaboratori nel 2000. “E’ in corso anche un genocidio dell’informazione e con Putin la situazione non è che peggiorata. A pagarne le conseguenze sono anche i russi che tentano di portare alla luce il problema. Chi dovrà morire dopo la Anna Politowska Politvosja e Alexander Litvenienko?”.
E non è tutto. Secondo diverse ong per la tutela dei diritti umani, che hanno esortato le autorità italiane a chiedere spiegazioni a Putin, la difficile situazione sta favorendo la nascita tra i ribelli di un movimento per creare uno stato musulmano comprendente le altre repubbliche russe caucasiche, come l’Inguscezia, il Dagestan, la Ossezia del nord, il Karachay-Cherkessia e il Kabardino-Balkaria. La testimonianza di Khambiev, dunque, deve essere l’occasione per spingere Putin verso un radicale cambiamento, visto che la Federazione Russa, candidata a essere nel 2009 membro del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, dovrà sempre di più impegnarsi per la difesa e la promozione dei diritti umani. (r.p.)