Uno dei maggiori ostacoli che complicano la vita dei ricercatori medici è la molteplicità di linee guida e regolamenti in materia di etica e banche biologiche, spesso molto divergenti tra loro nelle diverse realtà dell’Unione europea. Non di rado, infatti, un’equipe di scienziati di un paese impegnata nella realizzazione di uno studio di rilevanza internazionale può vedersi preclusa la possibilità di usufruire di dati e campioni già raccolti in una banca biologica straniera.
Nell’ultimo numero di Nature Biotechnology, così, il Cbe, Center for Bioethics at the Karolinska Institutet & Uppsala University (Svezia), insieme ad alcune delle principali banche biologiche, ha proposto la realizzazione di una guida etica di riferimento per tutti i ricercatori che operano in questi contesti. Un modello d’approccio generale, dunque, che sia capace di trovare una giusta linea di equilibrio tra le necessità di lavoro di medici e scienziati e la garanzia del rispetto dell’integrità e della privacy dell’individuo.
Il libero accesso ai campioni di tessuto preservati nelle banche biologiche può rappresentare una risorsa di grande utilità, se non indispensabile, sia per la ricerca sia nella predisposizione dei trattamenti medici. Allo stesso tempo, però, sono molteplici le problematiche etiche collegate all’utilizzo di queste informazioni. Come essere sicuri, per esempio, che di questi dati non venga fatto un utilizzo distorto e non siano messi a disposizione di persone non autorizzate?
Oltre a presentare per la prima volta questa sorta di “bussola” etica comune, gli autori, con un ulteriore approfondimento apparso su The Lancet Oncology, forniscono le linee guida relative alla raccolta e alla catalogazione di nuovi campioni. “Un’opportunità non soltanto a favore del mondo della ricerca scientifica”, precisa il Cbe, “ma anche un riferimento utile per tutti i comitati etici operativi in Europa”. (l.s.)