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Dove i suoni disegnano lo spazio

Il nostro cervello è in grado di ricreare un ambiente anche solo a partire dai suoni. Fino a oggi, però non era stato ancora ben compreso in quale parte del cervello si disegnasse la “mappa uditiva”, ovvero  la rappresentazione dei suoni nello spazio. Ora, un gruppo internazionale di ricercatori  ha finalmente trovato una delle zone-chiave in cui i suoni vengono ricevuti e processati: quella che ci permette di capire, anche involontariamente, da dove arriva un suono.

I neuroni coinvolti sono quelli di una regione chiamata planum temporale. A scoprirlo sono stati Leon Deouell della Hebrew University di Gerusalemme (Israele) e colleghi, che hanno pubblicato la loro ricerca su Neuron. Era già noto che la regione si attiva quando si cerca di localizzare volontariamente un suono nello spazio. Sulla base di studi precedenti, però, molti ricercatori credevano che la regione fosse coinvolta nel processo unicamente quando i suoni vengono ascoltati in modo intenzionale.

In questo nuovo studio, i ricercatori, utilizzando delle cuffie che riproducevano accuratamente la direzione di provenienza dei suoni, e creando quindi uno spazio sonoro per ciascun soggetto volontario, sono riusciti ad attribuire al planum temporale la funzione di processare gli stimoli udivi in qualsiasi condizione. Ai soggetti, distratti dalla proiezione di un film o dal dover compiere alcuni esercizi, è stato chiesto di  ignorare i suoni, mentre erano sottoposti alla risonanza magnetica per immagini. I ricercatori hanno osservato che il planum temporale si attivava in maniera evidente al variare della provenienza degli impulsi sonori. Non solo: maggiore è il numero delle diverse fonti e  maggiore è l’attività in quella particolare regione.
L’esperimento suggerisce che il planum temporale abbia un ruolo centrale, in un contesto sia non intenzionale sia di attenzione, per la localizzazione delle fonti sonore nell’ambiente. (t.m.)

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