Un team composto da ricercatori dell’Università della California e del Gwangju Institute of Science and Technology coreano ha annunciato di avere prodotto dei nanotubi semiconduttori di solfuro di arsenico da una coltura di batteri. Già si sapeva che molti batteri sono in grado di formare veri e propri nanocavi elettrici. Lo sviluppo di questi sistemi mediante metodi biologici potrebbe dare vita adesso a una nuova generazione di dispositivi elettrici, ecologici e meno costosi da realizzare. I risultati di una nuova sperimentazione sono stati presentati su Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas).
L’intero spettro di dispositivi elettronici oggi esistente, dai computer alle celle solari, è basato su processi di produzione chimica di nanotubi che però, determina anche la produzione di enormi quantità di materiali tossici: un pericolo crescente che sta spingendo la ricerca a cercare strade alternative ed ecologicamente sostenibili.
Ora, per la prima volta, si è scoperto che qualcosa di inaspettato succede quando si cerca di limitare la contaminazione di arsenico utilizzando il batterio metallo-riduttore Shewanella. Il batterio secerne dei polisaccaridi, ma il processo chimico che porta alla formazione dei nanotubi non è stato ancora pienamente compreso. Le strutture fotoattive (ovvero che reagiscono alla luce) prodotte si comportano, infatti, come metalli dalle proprietà elettriche e conduttive. I ricercatori riferiscono che queste proprietà possono anche essere funzionali alla realizzazione di una nuova generazione di semiconduttori da utilizzare in dispositivi nano-elettronici e optoelettronici.
La portata di questa scoperta potrebbe essere ancora più significativa se si riuscissero a individuare delle specie batteriche in grado di produrre nanotubi di solfuro di cadmio o di altri materiali dalle superiori capacità semiconduttrici. (l.s.)