Gli uomini si ammalano molto meno di cancro alla mammella rispetto alle donne, ma la neoplasia viene loro diagnosticata molto più tardi, quando ormai il tumore è a uno stadio avanzato e si è diffuso. Fatto che dimezza la loro probabilità di sopravvivenza. È quanto emerso da uno studio guidato da Marina Garassino dell’Orion Collaborative Group, presentato nel corso della Conferenza Esmo, il 6 luglio a Lugano.
Lo studio è un’analisi retrospettiva condotta su 146 uomini cui è stato diagnosticato un carcinoma mammario tra il 1990 e il 2007. Sebbene la stragrande maggioranza dei pazienti con cancro alla mammella siano donne e gli uomini rappresentino solo l’1 per cento, la loro mortalità è alta: nella metà dei casi analizzati infatti, il cancro aveva già raggiunto i linfonodi, stadio che facilita la diffusione di metastasi.
In tutti i casi considerati, gli uomini si erano sottoposti a operazione chirurgica per la rimozione della massa tumorale. Dopo l’intervento 48 hanno ricevuto radioterapia e i restanti cento sono stati trattati con chemioterapia o con terapia ormonale.
Circa cinque anni dopo la probabilità di sopravvivenza a dieci anni era dell’80 per cento per chi, al momento della diagnosi, era ancora a uno stadio iniziale della malattia e del 44 per cento per chi mostrava un cancro già esteso. Quanto alle caratteristiche dei tumori, i ricercatori hanno rilevato che il 73 per cento delle neoplasie erano positive ai ricettori degli estrogeni o dei progesteroni. In alcuni pazienti inoltre, la proteina Her-2/Neu era espressa sopra il valore medio. Indice, questo, di un tumore aggressivo.
“Il cancro alla mammella negli uomini è raro e misconosciuto”, ha commentato Garassino, “ed è trattato esattamente come il tumore delle donne, sebbene i nostri studi suggeriscano che ci siano caratteristiche istologiche differenti”. Qualora venga affrontata con tempestività, spiega ancora la ricercatrice, la malattia è molto ricettiva alla terapia ormonale e la prognosi può essere migliore rispetto a quella dei casi analoghi femminili: “Il problema è che nella maggior parte dei pazienti il tumore non viene riconosciuto. È di vitale importanza invece che qualsiasi massa nel torace venga indagata per verificarne la natura”. (g.f.)