HomeSocietàIl cielo è nudo

Il cielo è nudo

di
Roberta Pizzolante

Annalisa Vandelli, Uliano Lucas
Scritto sull’acqua
Edizioni Aire 2007, pp. 167, s.i.p.

L’acqua come bene essenziale, come risorsa data sempre più per scontata in Occidente e quanto mai necessaria in Africa. È l’oro blu il protagonista del volume “Scritto sull’acqua”, romanzo breve di Annalisa Vandelli, giornalista e direttrice della rivista “Afro”, e corredato da un lungo reportage del fotogiornalista Uliano Lucas. Al centro della narrazione la vita e le storie delle popolazioni seminomadi del Borana, zona dello stato regionale Oromia nel sud dell’Etiopia, caratterizzata da una forte carenza idrica. C’è Judith, che viene divorata dai vermi durante uno dei viaggi per andare a prendere l’acqua, c’è Bulee che ascolta la radio e riesce così a emanciparsi dalle credenze popolari; e ancora, la sorella di Itagasu, che viene violentata più volte sulla strada per la fonte o Fatu, che muore durante il parto a causa dell’infibulazione che le era stata praticata da bambina. Che l’acqua sia elemento centrale del romanzo lo si evince dalla parole di alcuni dei protagonisti: “Liban, ricordati che quando non ci sono le nuvole, il cielo è nudo. Niente può esistere senza i suoi vestiti neri, i mantelli svolazzanti che coprono il suo intimo segreto, quello che fa fiorire la terra, le bestie e gli uomini. La pioggia è vita e la vita non è mai abbastanza”, dice il vecchio Alaaka. Ed intorno ad essa ruotano le storie, le tradizioni dell’Africa, con cenni al colonialismo, alle minoranze etniche, alla violenza sulle donne, al rapporto tra essere umano e ambiente.

Ma l’acqua è centrale soprattutto nel reportage in bianco nero di Uliano Lucas, realizzato tra il febbraio e il marzo del 2007, prima della seconda stagione delle piogge che dura da marzo a maggio, in alcuni villaggi dell’area di Yabello e nei luoghi in cui gli abitanti vanno a rifornirsi di acqua, abbeverare il bestiame e lavarsi. Basta guardare le foto della strada che da Yabello porta a Moyale, al confine con il Kenya, circondata dalla rovente savana africana, e delle terre aride prive di fiumi. L’acqua quindi come carenza, come bisogno. Ma anche come bene conquistato con sacrificio, come testimoniano le immagini dei vecchi pozzi a terrazze e di quelli più recenti costruiti nei punti di approvvigionamento idrico dalle organizzazioni non governative, dei pochi laghi artificiali dove si riuniscono i pastori per commerciare, trattare matrimoni e accordi di pace. La si ritrova nel bestiame che si abbevera alle fonti, nelle donne che si lavano e lavano le loro vesti, nei bambini che ci sguazzano. nelle taniche riempite e portate nei villaggi e in città ancora prive di un sistema idrico. Proprio la figura femminile emerge con forza come cuore pulsante dell’Africa, sia dai ritratti fotografici che dal testo: “Le donne hanno la schiena conformata alla tanica, come i cammelli, con la differenza che la loro è estraibile e quando non è la tanica a incastrarsi nella loro soma sono fardelli di legna e bambini. È molto raro vedere una donna con il rimorchio sgombro…Questi venti litri daranno da bere e serviranno a cucinare per tutta la famiglia. Dentro alla loro tanica e alla loro fatica è chiuso il mistero della sopravvivenza”.

RESTA IN ORBITA

Articoli recenti