Infezioni alle vie respiratorie, diarrea e depressione unipolare sono le prime cause del Global Burden of Disease o Peso Globale della Malattia, parametro con cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità monitora lo stato di salute dei popoli nel mondo. Gli aggiornamenti al 2004, presentati nel nuovo rapporto il 27 ottobre, riportano stime differenziate per aree geografiche, età, sesso e reddito, e le proiezioni fino al 2030.
Oggetto di valutazione sono tre ampi raggruppamenti di morbilità: malattie trasmissibili, malattie non trasmissibili e infortuni. Le fonti e i metodi utilizzati per aggiornare i dati al 2004 sono gli stessi impiegati per le precedenti stime relative al 2001 e al 2002, eccettuati alcuni miglioramenti nel sistema di rilevamento e la possibilità di accedere a nuovi dati sulla mortalità in Africa. Altra importante novità è il Daly (disability-adjusted life year), un parametro che rappresenta la perdita di anni in salute (un totale di un miliardo e mezzo nel 2004), introdotto per integrare gli indici già in uso per disabilità e morte prematura.
L’Africa continua ad essere il paese più svantaggiato: qui la perdita di anni di salute risulta doppia rispetto a quella dei paesi ad alto reddito, il tasso di morte prematura è sette volte maggiore e l’aspettativa media di vita si attesta intorno ai 49 anni (contro i 79 del Nord America). Di dieci bambini che muoiono di Aids e malaria, inoltre, nove sono africani.
La depressione rappresenta il fattore che più di tutti contribuisce ad aumentare il Global Burden of Disease per i paesi a medio ed alto reddito, ed è al primo posto anche nell’indice rosa, con un’incidenza del 50 per cento maggiore nelle donne rispetto agli uomini. I dati mostrano che la malattia si concentra nella fascia d’età compresa tra i 15 e i 44 anni e non varia significativamente in base a reddito o area geografica.
Alti anche i tassi di morbilità legati alla maternità, soprattutto – com’è facile aspettarsi – in Africa e nel Sudest asiatico. Gli uomini tra i 15 ed i 60 anni, però, muoiono più frequentemente delle loro coetanee. Oltre a un’incidenza più elevata di cardiopatie, il maggior rischio di morte prematura nella popolazione maschile è associato a cause diverse a seconda dell’area geografica: per esempio a guerre e violenza in America Latina e ad infortuni nei paesi europei a basso reddito. (l.d.p.)