Una ricerca su Jama mette di nuovo in guardia sulla reale attendibilità degli studi clinici riportati dalle riviste scientifiche, mostrando che non sempre le regole per la pubblicazione vengono rispettate e che esistono notevoli discrepanze tra i risultati preliminari e quelli finali.
Nel 2005, il Comitato Internazionale dei Redattori di Riviste Mediche (ICMJE) – gruppo che lavora alla definizione di standard condivisi per la pubblicazione di articoli sulle riviste di medicina – ha stabilito un insieme di regole per promuovere la trasparenza nel campo della ricerca clinica: per poter pubblicare su riviste di settore, i ricercatori devono prima rendere noti il disegno sperimentale e i risultati preliminari dei test in un registro.
Per verificare l’effettiva attuazione di questo sistema di controllo, Sylvain Mathieu e la sua equipe dell’Inserm e dell’Hopital Bichat-Claude Bernard (Parigi) hanno preso in esame gli studi sperimentali condotti in cardiologia, reumatologia e gastroenterologia apparsi nel 2008 su dieci riviste mediche a elevato impact factor, ovvero con una buona “reputazione”. Dei 323 studi inclusi nell’indagine, 114 (35,3%) sono stati pubblicati da riviste mediche generaliste e 209 (64,7%) su riviste specialistiche.
I ricercatori hanno così scoperto che solo 147 studi (45,5%) erano stati correttamente registrati prima della pubblicazione. Degli altri, 89 (27,6%) non sono mai stati registrati; 48 (14,8%), invece, erano stati registrati solo dopo la conclusione dello studio; 39 (12,1%) non riportavano i risultati preliminari o li descrivevano in modo poco chiaro. Gli autori riportano inoltre che dei 147 studi registrati, 46 mostravano una discrepanza tra i risultati preliminari e quelli effettivamente pubblicati. Di questi, l’82,6 per cento discuteva solo i dati positivi, quelli cioè che servivano a dimostrare la tesi degli autori, come, l’efficacia di un farmaco o di una terapia. (m.s.)