È stata appena pubblicata la prima versione online del più grande database mondiale sulle piante: 69mila specie di piante schedate sulle 300mila finora conosciute. L’iniziativa, che prende il nome di TRY, è frutto della collaborazione di 106 istituti di ricerca ed è stata promossa dall’Istituto di Biogeochimica Max Planck di Jena in Germania con la collaborazione dell’Università di Leipzig (Germania), l’IMBIV-CONICET (Argentina), l’Università di Macquarine (Australia), il CNRS e l’Università di Parigi-Sud (Francia).
Le proprietà morfologiche e fisiologiche delle piante permettono di comprendere il modo in cui esse riescono a sfruttare le risorse naturali quali l’acqua, la luce e le varie sostanze nutrienti della terra per regolare il loro sviluppo. Ma la vera innovazione sta nel prevedere, a seconda delle loro caratteristiche, il modo in cui influenzeranno l’ecosistema stesso, per esempio calcolando quanta CO2 riescono ad assorbire.
Finora, infatti, gli studi sul cambiamento climatico non avevano potuto contare su una larga mole di dati a proposito delle specie vegetali. Una lacuna che la prima versione del database aiuta in parte a colmare: la classificazione creata, infatti, permette non solo di immaginare quale potrà essere l’effetto sul cambiamento climatico del futuro, ma dà anche gli strumenti per trovare, già da adesso, accorgimenti che possono contenere e limitare in modo mirato le alterazioni del clima.
“La possibilità di avere a disposizione una così vasta banca dati consentirà di fare delle previsioni più accurate su come la vegetazione e le proprietà degli ecosistemi muteranno in conseguenza dei cambiamenti futuri del clima e dello sfruttamento del suolo”, ha spiegato Ian Wright della Macquarie University. Per questo i ricercatori, come scrivono sulle pagine di Global Change Biology, sono convinti che il database TRY rivoluzionerà la ricerca nel campo della biodiversità.
Riferimenti: Global Change Biology DOI: 10.1111/j.1365-2486.2011.02451.x