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Stamina, dieci domande per Le Iene

Sono mesi ormai che la trasmissione televisiva Le Iene manda in onda i servizi di Giulio Golia su Stamina, la terapia a base di cellule staminali che secondo Davide Vannoni dovrebbe curare numerose malattie a oggi incurabili. I servizi giocano tutti sull’onda emozionale legata alla visione di piccoli pazienti il cui destino è in gran parte segnato, e delle loro famiglie che lottano ogni giorno con una profonda sofferenza. Lo schema è piuttosto chiaro: da una parte ci sono quelli che soffrono e che chiedono “solo” di essere curati, dall’altra c’è la scienza arcigna e la burocrazia sorda, che non vogliono ascoltare questa richiesta d’aiuto. E perché mai? La risposta scientifica è che non esistono prove dell’efficacia della terapia. Ma di questo abbiamo parlato già molto su Galileo (vedi Stamina, il ministero sospende la sperimentazione; Metodo Stamina, la bocciatura della scienza; Stamina, nuovo appello per le evidenze scientifiche). 

Questa volta ci interessa guardare a questa vicenda da un’altra angolazione, quella della comunicazione. Nell’affaire Stamina, infatti, i mass media e i new media giocano un ruolo fondamentale. D’altronde Davide Vannoni è esperto di comunicazione e marketing e quindi sa usare bene questi strumenti. Tutti i giornalisti o blogger che hanno provato a parlare della vicenda Stamina in maniera oggettiva, semplicemente mettendo in fila fatti e documenti, o andando ad analizzare i servizi de Le Iene, si sono trovati a dover affrontare insulti, attacchi personali, minacce. E’ ora, in questa vicenda, di riflettere sul ruolo dell’informazione e sulle responsabilità di chi fa informazione.

Per questo Galileo ha aderito all’iniziativa lanciata da alcuni giornalisti scientifici e blogger (Marco Cattaneo, Alice Pace, Silvia Bencivelli, Salvo Di Grazia, Emanuele Menietti, Antonio Scalari) e rilancia le 10 domande all’autore dei servizi e alla redazione della trasmissione.

1. Perché voi delle Iene non spingete Davide Vannoni a rendere pubblico il metodo Stamina? Se è davvero così efficace, non pensa sia giusto dare la possibilità a tutti i medici e pazienti di adottarlo?

2. Nei suoi servizi per “Le Iene” ci ha mostrato alcuni piccoli pazienti in cura con il metodo Stamina. Dopo otto mesi e quasi 20 puntate, perché non ha mai coinvolto le altre persone che Vannoni dice di aver curato negli ultimi anni, invitandole a mostrare i benefici del metodo Stamina?

3. Perché non ha mai sentito la necessità di dare voce anche a quei genitori che, sebbene colpiti dalla stessa sofferenza, non richiedono il trattamento Stamina e anzi sono critici sulla sua adozione?

4. Nel primo servizio su Stamina lei dice che Vannoni prova a curare con le staminali casi disperati “con un metodo messo a punto dal suo gruppo di ricerca”. Di quale gruppo di ricerca parla? Di quale metodo?

5. La Sma1 non sarebbe rientrata nella sperimentazione nemmeno se il Comitato l’avesse autorizzata, perché lo stesso Vannoni l’ha esclusa, ritenendola troppo difficile da valutare in un anno e mezzo di studi clinici. Come mai continua a utilizzare i bambini colpiti da questa patologia come bandiera per la conquista delle cure compassionevoli?

6. Perché non ha approfondito la notizia delle indagini condotte dalla Procura di Torino su 12 indagati, tra cui alcuni medici e lo stesso Vannoni, per ipotesi di reato di somministrazione di farmaci imperfetti e pericolosi per la salute pubblica, truffa e associazione a delinquere?

7. Perché non ha mai interpellato nemmeno uno dei pazienti elencati nelle indagini della Procura di Torino?

8. Perché ha omesso ogni riferimento alle accuse di frode scientifica da parte della comunità scientifica a Vannoni, al dibattito attorno alle domande di brevetto e alle controversie che hanno portato a un ritardo nella consegna dei protocolli per la sperimentazione?

9. In trasmissione lei fa riferimento alle cure compassionevoli, regolamentate dal Decreto Turco-Fazio. Perché non ha spiegato che il decreto prevede l’applicazione purché “siano disponibili dati scientifici, che ne giustifichino l’uso, pubblicati su accreditate riviste internazionali”?

10. Se il metodo Stamina si dimostrasse inefficace, che cosa si sentirebbe di dire alle famiglie dei pazienti e all’opinione pubblica?

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