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Memoria corta, tutta colpa di un gene

di
Alessandra Ballone Burini

Capita a tutti di dimenticare dove sono le chiavi della macchina o il nome della persona con cui stiamo parlando. Gli psicologi dell’Università di Bonn hanno scoperto che i classici lapsus mentali che sperimentiamo ogni giorno hanno origine genetica. La loro ricerca, pubblicata sulla rivista Neuroscience Letters, identifica infatti nel gene DRD2 il responsabile dei vuoti di memoria.

Alcune ricerche precedenti avevano suggerito che la smemoratezza potesse essere ereditaria e il potenziale ruolo, in questo, del gene del recettore della dopamina (DRD2), che svolge un’importante funzione nella trasmissione dei segnali nervosi nei lobi frontali del cervello. “Quest’ultimi potrebbero essere paragonati a un direttore che coordina il cervello come se fosse un’orchestra”, spiega Sebastian Markett, uno degli autori dello studio. Se il DRD2 va “fuori tempo”, la trasmissione della dopamina ne risente e tutta l’orchestra cerebrale si confonde. Ma c’è di più: il gene è presente in due varianti diverse, indicate con C (citosina) e T (timina), a seconda della lettera del codice genetico presente in un punto della sequenza.

Il team del’Università di Bonn ha sottoposto 500 uomini e donne a test genetici e psicologici per determinare la diffusione delle due mutazioni e il possibile legame tra quest’ultime, i vuoti di memoria e la capacità di mantenere a lungo la concentrazione. I risultati hanno mostrato che negli individui con il DRD2 di tipo T (i tre quarti dei soggetti analizzati) la memoria e l’attenzione lasciano un po’ a desiderare. “La conclusione è ovvia”, afferma Markett, “tali lapsus possono parzialmente essere attribuiti a questa variante genetica”. Viceversa, il gene di tipo C sembra garantire una certa protezione dai vuoti di memoria.

Alcuni di noi devono quindi rassegnarsi a una vita di distrazioni? Gli scienziati dicono di no. “Ci sono molte cose che si possono fare per compensare la smemoratezza”, conclude Markett, “ad esempio si possono prendere appunti o ci si può sforzare a lasciare le chiavi sempre in uno stesso posto e non dove capita”. Ancora più importante è sviluppare strategie che consentono di mantenere l’attenzione in situazioni di potenziale pericolo, come al volante di un’auto, dove non accorgersi di un segnale stradale può avere gravi conseguenze.

Riferimenti: Neuroscience Letters doi:10.1016/j.neulet.2014.02.052
Credits immagine: CarbonNYC/Flickr

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