Nelle zone agricole dove si fa uso degli insetticidi neonicotinoidi non sono a rischio solo api e altri insetti, ma anche gli uccelli. È quanto emerge da uno studio coordinato dall’Institute of Water and Wetland Research della Radboud University, nei Paesi Bassi, pubblicato recentemente su Nature. Analizzando la quantità di uno specifico neonicotinoide (imidacloprid) nelle acque olandesi, i ricercatori hanno infatti evidenziato che più è alta la sua concentrazione, più diminuisce il numero di uccelli insettivori presenti in una determinata area. Lo studio è il primo a fornire una prova diretta degli effetti dannosi di questi insetticidi sui vertebrati, in precedenza solo ipotizzati.
I neonicotinoidi sono una classe di insetticidi neurotossici utilizzati per la concia delle sementi, cioè per proteggere le piante trattate con queste sostanze dall’attacco di alcune specie di insetti. Oggi sappiamo però che solo il 5% del loro principio attivo viene assorbito dalla pianta, mentre il resto si disperde nell’ambiente, concentrandosi in particolare nell’acqua e nel suolo dove può rimanere attivo per più di 1.000 giorni. In questo modo ha effetti nocivi sugli insetti acquatici, principale fonte di cibo di pesci e uccelli, e viene assorbito da tutte le piante dell’area attraverso le radici, rendendole resistenti ai parassiti. La presenza di neonicotinoidi nell’ambiente diminuisce dunque enormemente il numero di insetti, privando così del cibo gli animali che se ne nutrono. Si spiega in questo modo, secondo i ricercatori olandesi, il calo del numero di uccelli emerso nello studio. I loro dati, raccoltri tra il 2003 e il 2010, dimostrerebbero che basta una concentrazione di imidacloprid pari a 20 nanogrammi per litro per diminuire la popolazione di uccelli insettivori del 3,5% ogni anno.
Le ricerche precedenti sui danni causati dai neonicotinoidi si erano concentrate sulle api e sugli altri insetti impollinatori. Un rapporto pubblicato dall’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentale) nel 2013 ha confermato quanto lamentato da anni dagli apicoltori: questi pesticidi sononocivi per le api anche a dosi molto basse. In risposta, alla fine del 2013 la Commissione europea ha votato in favore di una sospensione di due anni del loro utilizzo. Una moratoria che ha però una portata piuttosto limitata: si applica solo a tre neonicotinoidi (clotianidin, imidacloprid e tiametoxam) e solo al loro utilizzo nelle colture da fiore.
Oggi queste sostanze sono quindi ancora utilizzate nella coltivazione dell’orzo, del grano, degli ortaggi e dele piane dei giardini pubblici. Secondo i ricercatori olandesi, il nuovo studio dimostra dunque la necessità di inasprire le norme, perché gli effetti di queste sostanze sull’ambiente non sono ancora compresi a sufficienza. “I nostri risultati sul declino delle popolazioni di uccelli dimostrano che i neonicotinoidi potrebbero rappresentare un rischio maggiore di quanto ritenuto fino ad oggi”, scrivono gli autori nello studio. “Le leggi future dovranno quindi tenere conto dei potenziali effetti a cascata dei neonicotinoidi sugli ecosistemi”.
Riferimenti: Nature doi:10.1038/nature13531
Credits immagine: Alex Massengale/Flickr