Pericolosamente vicini all’estinzione. È la condizione che accomuna le grandi scimmie, ovvero gorilla, scimpanzé, bonobo e orangutan. La denuncia è stata lanciata dall’Unesco e dall’Unep (il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente), coordinatrici del progetto Grasp (Great apes survival project), in occasione di un meeting a Parigi con i delegati dei paesi africani e del sudest asiatico dove vivono i primati. La minaccia per le grandi scimmie è tutta di matrice umana: guerre, caccia e traffico di esemplari viventi, oltre all’erosione degli habitat naturali dovuta all’espandersi delle aree urbanizzate. Gli scimpanzé per esempio sono praticamente scomparsi in Benin, Togo e Gambia e ne rimangono poche centinaia in Ghana, Senegal e Guinea-Bissau. Ma le cose non vanno meglio per gli orangutan nel sudest asiatico: entro il 2030 si calcola che il loro habitat sarà scomparso. Per questo è urgente uno stanziamento di almeno 25 milioni di dollari con l’obiettivo di potenziare i metodi di salvaguardia già in atto. L’Unesco sta collaborando con l’Agenzia spaziale europea per monitorare via satellite la presenza dei circa 600 gorilla di montagna superstiti in Uganda, Ruanda e Repubblica democratica del Congo. Un altro aspetto che si sta cercando di potenziare sono gli strumenti normativi. “Le grandi scimmie”, ha sottolineato Klaus Topfer, direttore esecutivo di Unep, “condividono con noi più del 96 per cento del loro patrimonio genetico: se scompariranno, avremo distrutto un prezioso ponte verso le nostre origini, e con esso anche una parte della nostra umanità”. (m.mo.)