Abolite quello sport

Tutti giù dal ring! Pesi massimi, medi e leggeri abbandonate subito i vostri guantoni per non ritrovarvi a fine carriera con un cervello in brandelli.
Non potevano essere più chiari i medici della British Medical Association (Bma) che in una relazione da oggi disponibile sul sito www.bma.org.uk, chiedono, per l’ennesima volta, la definitiva messa al bando del pugilato e delle arti marziali miste (pugni e calci per intenderci).

Chiunque pratichi questo sport, da amatore o da professionista, sostengono i medici inglesi, non può uscirne indenne: danni  cronici al sistema nervoso centrale, emorragie cerebrali, udito e vista seriamente compromessi. Un elenco di patologie permanenti  non riscontrabile in nessun altra disciplina, come già nel 1974 i loro colleghi e connazionali neurologi aveva dimostrato: tra gli sportivi affetti da encefalopatie traumatiche croniche, 12 erano giocatori di jockey, 5 di calcio, due di rugby, e 294 erano pugili. Proprio pochi anni dopo la diffusione dei dati forniti dalla British Neurologists Association, la Bma inizò la sua campagna contro la boxe riuscendo nel tempo ad ottenere l’adesione delle associazioni mediche di altre 11 nazioni e, nel 2005, il pieno appoggio della World Medical Association.
La boxe è già stata bandita in Norvegia, Islanda, Cuba , Iran e Corea del Nord. In nessuno di questi paesi, ci tengono a sottolinearlo i medici inglesi, si è avuto un aumento dei combattimenti clandestini.

Primo obiettivo della battaglia abolizionista è ottenere l’allontanamento dai ring dei ragazzi al di sotto dei 16 anni, che sono inconsapevoli dei rischi che corrono e che i danni provocati dai guantoni possono arrivare anche a distanza di 40 anni dai primi incontri. Entrando nel dettaglio, il documento passa in rassegna le conseguenze di un gancio ben piazzato sulle principali zone colpite. Il cervello  è certamente l’organo maggiormente danneggiato perché protetto solo da tre sottili membrane (le tre meningi: dura madre, membrana aracnoidea e pia madre) che sotto i colpi di un pugno violento possono venire danneggiate in modo irreversibile.

L’effetto immediato porta al  “knock-out” (perdita di coscienza temporanea), mentre, per chi ne esce vivo (dal 1990 a oggi 140 pugili nel mondo sono morti sul ring)  si prospetta una serie di disturbi a lungo termine che vanno sotto il nome di “sindrome da punch-drunk”. È quell’ubriacatura da pugni presi tipica di molti pugili in pensione con sintomi simili alle malattie di Alzheimer e Parkinson (perdita della memoria, difficoltà di deambulazione e di parola, mancanza di lucidità mentale). Altro tallone di Achille sono gli occhi che vanno inevitabilmente incontro a midriasi (allargamento permanente della pupilla), glaucomi, distacco della retina, emorragie coroidali.
L’appello della Bma è stato lanciato proprio oggi, a pochi giorni dall’attesissimo combattimento di arti marziali miste previsto per il prossimo 8 settembre  a Londra, forse nella speranza che qualcuno lo guardi con  occhi differenti.(g.do.)

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