Si è spento oggi a Cambridge Max Ferdinand Perutz, scopritore della struttura molecolare dell’emoglobina e, per questo, premio Nobel per la chimica nel 1962. Inglese di origine austriaca (era nato a Vienna nel 1914), Perutz era un chimico “prestato” alla biologia: nel 1934 l’interesse per la chimica organica lo aveva spinto a recarsi a Cambridge presso il Cavendish Laboratory per preparare la tesi di laurea. E qui, sostenuto finanziariamente dalla famiglia, sotto la guida di John Desmond Bernal e del fisico Isador Krankuchen, aveva ottenuto le prime figure di diffrazione ai raggi X dell’emoglobina, proteina responsabile del trasporto dell’ossigeno nel sangue. Costretto a interrompere le ricerche per le disavventure che colpirono la famiglia Perutz dopo l’invasione nazista dell’Austria, si stabilì in Svizzera per lavorare come cristallografo allo studio della velocità di scorrimento dei ghiacciai, contribuendo così a una delle scoperte maggiori della glaciologia del ventesimo secolo. Nel 1946, tornato finalmente ai suoi studi di biochimica nel laboratorio di Cambridge, aveva fondato, insieme a John Cowdery Kendrew, la Medical Research Council Unit for Moleculary Biology, epicentro della rivoluzione attuata dalla biologia molecolare verso la metà dello scorso secolo, in particolare con la scoperta della “doppia elica” del Dna da parte di Watson e Crick. Nel corso degli anni Cinquanta, grazie all’idea di “marcare” l’emoglobina con un atomo pesante e all’introduzione nella ricerca dell’uso dei calcolatori, Perutz sarebbe riuscito a disegnare la mappa dell’emoglobina: una molecola globulare con quattro catene di aminoacidi ripiegate in una complessa struttura tridimensionale. Lo studio fu pubblicato nel 1960 su Nature accanto a quello analogo compiuto da Kendrew sulla mioglobina, trasportatrice dell’ossigeno a livello muscolare. Due anni dopo, per entrambi, sarebbe arrivato il Nobel.(m.b.)