Alcuni sensori potrebbero scovare il tumore del polmone dal respiro

tumore al polmone
(Foto: kalhh da Pixabay)

In futuro potrebbero arrivare delle novità importanti nella diagnosi del tumore del polmone. Un team di ricercatori cinesi è riuscito a perfezionare dei sensori in grado di cogliere differenze nella composizione del respiro, in particolare l’abbassamento dei livelli di una molecola chiamata isoprene, che costituiscono indizi di malattia. La ricerca, pubblicata sulle pagine della rivista Acs Sensors, arriva giusta giusta a Novembre, il mese convenzionalmente dedicato alla consapevolezza del cancro polmonare.


Tumore al polmone, perché viene a chi non ha mai fumato?


L’aria che espiriamo è composta da molte molecole diverse: c’è l’anidride carbonica e molto vapore acqueo, ma ci sono anche altre molecole volatili, tra cui l’isoprene. Già precedenti ricerche avevano concluso che un calo nei livelli di isoprene nell’aria espirata potesse costituire un indizio di tumore del polmone. Tuttavia cogliere queste differenze non è così semplice perché l’unità di misura è quella delle “parti per miliardo”: servono sensori sensibilissimi e che siano in grado di resistere all’umidità del respiro, e finora i tentativi erano stati un po’ deludenti.

Come funzionano i nuovi sensori

Nel nuovo studio, però, i ricercatori affermano di aver perfezionato sensori all’ossido di indio che possono rilevare l’isoprene ai livelli in cui si trova nel respiro umano. I nuovi sensori sono costituiti da “nanofiocchi” che contengono platinoindio e nichel e sono in grado di rilevare livelli di isoprene fino a 2 parti per miliardo. Una sensibilità mai raggiunta da altri modelli.

Appurate le caratteristiche tecniche, gli scienziati hanno inserito i sensori a nanofiocchi in un dispositivo di rilevamento portatile e hanno effettuato alcuni test, introducendo campioni di aria espirata raccolti in precedenza da 13 persone, di cui 5 avevano ricevuto una diagnosi di cancro ai polmoni. Il dispositivo ha rilevato livelli di isoprene superiori a 60 parti per miliardo nei campioni dei partecipanti sani e inferiori a 40 parti per miliardo in quelli dei pazienti oncologici. Dati significativi, secondo gli autori, che suggeriscono che la tecnologia potrebbe costituire una svolta verso uno screening non invasivo delle neoplasie polmonari e potenzialmente salvare vite.
Credits immagine: kalhh da Pixabay